Fonte LBA Se la Tezenis Verona ha ritrovato a Trento quel successo in trasferta che mancava dal 26 dicembre e, coi 2 punti conseguiti, è tornata a muovere la propria classifica, in parte deve ringraziare anche colui che, da qualche settimana, veste in squadra la canotta numero 5, ovvero Justin Simon.
L’ala gialloblu, alla sua prima esperienza italiana, da quando è arrivato in Veneto ha subito dato un sostegno concreto e continuativo alla compagine gialloblu la quale, proprio nel derby dell’Adige portato a casa alla BLM Group Arena col punteggio di 70-69, ha potuto giovarsi del suo contributo più significativo.
Contro l’Aquila infatti il giocatore losangelino ha fatto registrare quelli che finora sono i suoi migliori valori di sempre in Serie A per punti (14), liberi segnati (3), triple realizzate (1) e tentate (4), rimbalzi difensivi (7) e rimbalzi totali (9), trascinando da una parte la Tezenis a un’importantissima vittoria in ottica salvezza e, dall’altra, mettendo in mostra (anche grazie alla doppia doppia sfiorata) quelle qualità che gli sono valse la chiamata di Verona e la possibilità di misurarsi per la seconda volta in carriera con il basket del Vecchio Continente.
Parliamo di propensione a rimbalzo (sempre sopra i 5 di media nei campionati nazionali e nelle competizioni europee a cui ha preso parte), dinamicità, velocità di piedi e atletismo, caratteristiche utili e sfruttate da Simon per incidere tanto in attacco (dai due anni di college a St. John’s non è mai sceso sotto i dieci punti di media ad eccezione della sua prima avventura australiana) che in difesa (premiato come “Defensive Player of the Year” della Big East nel 2019 e come “Best Defender” sia al termine della NBL 2020/21 che della Basketball Champions League dello scorso anno).
Questa bidimensionalità, una volta terminato (e vinto) il campionato australiano con i Sydney Kings a marzo, ha indotto Verona a richiedere i suoi servigi per dare maggiore consistenza alla propria rincorsa salvezza, obiettivo questo per il quale la presenza di Simon potrebbe rivelarsi determinante esattamente come lo è già stata, ad esempio, contro Sassari a inizio mese e contro Trento ieri sera, circostanza questa in cui il classe 1996, attaccando il ferro, spingendo in contropiede, prendendosi conclusioni senza esitare e firmando giocate di presenza nel finale, ha trascinato la Scaligera a un essenziale successo esterno.
Esibendo tale apprezzata intensità, Simon poi potrebbe, oltre aiutare la compagine veronese a restare nella prima lega tricolore, anche mettersi in evidenza e strappare un contratto in Europa per la prossima stagione interrompendo il peculiare flipper con l’Oceania avviato tre anni orsono.
Dopo gli anni all’università spesi tra Arizona e St. John’s al fianco di diversi futuri protagonisti della Serie A (Gabe York, Kaleb Tarczewski e Dusan Ristic coi Wildcats; Amar Alibegovic e l’attuale “varesino” Tariq Owens con i Red Storm) e quello in G-League con i Windy City (franchigia affiliata ai Chicago Bulls dove Simon ha diviso lo spogliatoio con l’ultimo acquisto della Reyer Adam Mokoka), il nativo di Temecula infatti ha iniziato una singolare spola fra Australia (Illawarra Hawks due anni fa e Kings quest’anno) e Europa, terra questa che, prima di Verona, ha visto il figlio di Ken e Patricia destreggiarsi nel 2021/22 in Bundesliga con le maglie di Ulm (dove per due gare ha diviso il campo con l’attuale prima bocca da fuoco di Tortona Semaj Christon) e MHP Riesen Ludwigsburg.
A prescindere dal contesto differente, tuttavia, Simon non si è mai risparmiato e, provando a tenere sempre alto il livello d’energia, ha finito per costruirsi un discreto nome sia alle latitudini australiane che alle a quelle europee. In molti, indipendentemente dal valore dei vari campionati, hanno avuto modo di apprezzare le sue doti tecniche e il suo carattere, aspetti che, all’ombra dell’Arena nelle prossime settimane, potrebbero portarlo a togliersi non solo una grande soddisfazione (quella di salvare la Scaligera) ma anche, magari, a regalarsi la chance di non prendere l’ennesimo volo intercontinentale per fare, l’anno venturo, ciò che da tempo gli riesce meglio: giocare a pallacanestro.
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