Il commento di Julyan Stone in vista della sfida, valevole per il sesto turno di Serie A, con l’Happy Casa Brindisi.
“Abbiamo un’importante strada da percorrere davanti a noi, però quello di sabato con Brindisi è un grande test, soprattutto per mandare un messaggio e fare vedere chi siamo al campionato.
Cosa teme maggiormente di un avversario come Brindisi?
“Sono una squadra che gioca con grande fisicità, giocano un basket duro, molto atletico. Con Brindisi oltra al piano partita devi preparati a fare una partita molto fisica e combattuta”
Sabato troverà degli ex compagni di squadra come Chappell, Clark e Visconti.
“Sono felice di ritrovare i miei ex compagni di squadra. Riccardo Visconti lo chiamavo Toni Kukoc: perché, nell’anno del primo scudetto, era giovanissimo, con la caratteristica di essere un tiratore mancino; per me è come un fratellino piccolo. Amo vederlo giocare ad alti livelli e sono felice dei progressi e i miglioramenti che ha ottenuto in questa lega: però sabato dobbiamo fermarlo.”
Sui blackout che Venezia ha avuto in questo inizio di stagione.
“Ho fatto tante stagioni, io considero l’annata come un viaggio, un percorso all’interno del quale la squadra deve arrivare a un determinato prodotto, ossia l’identità di squadra. Per arrivare a ciò, quando cambi alcuni giocatori, devi passare attraverso delle difficoltà e anche situazioni negative perché fa parte di un processo di adattamento, nell’assemblare il singolo giocatore in un sistema. In questo momento, chiaramente, non siamo ancora quel sistema che puntiamo ad essere; sicuramente dobbiamo lavorarci e con continuare a farlo. Ogni anno, in Reyer, c’è un momento in cui la ‘macchina’ deve lavorare per produrre e seminare. Nel passato i momenti negativi ci sono capitati nel mese di dicembre adesso, invece, lo stiamo affrontando ora. Con il lavoro duro da parte di tutti, il lavoro intenso fatto di concentrazione e seguendo quello che ci viene proposto, io sono molto fiducioso e credo si possa arrivare a quello che vogliamo essere”.
Lei è un pò un termometro dell’energia della squadra, essendo un giocatore molto energico. Sente di dover dare a suoi compagni qualcosa in più in termini di energia per riuscire a superare questo momento non facile?
“Credo che quando perdi vuoi sempre dare qualcosa di più. In una squadra di grande livello tutti i giocatori hanno il proprio ruolo e tutti sanno fare qualcosa di speciale. Per quanto mi riguarda, la cosa che mi rende speciale sono l’energia che metto in campo e quanto duro sono in difesa: sono l’unica cosa che posso controllare, non posso controllare la percentuale al tiro o gli assist. Questi sono i due aspetti dove darò sempre il 100%.”
Commenta
Visualizza commenti