Da maggio 2019 a oggi, Stefano Bizzozi è l’uomo che guida sul campo il lavoro di Varese Academy come Responsabile Tecnico. Per lui e per i ragazzi, dunque, l’occasione di partecipare all’Euroleague adidas Next Generation Tournament (il programma: https://bit.ly/3u37K8F) rappresenta un ideale banco di prova per misurarsi rispetto al massimo livello europeo. Per noi, l’occasione di analizzare insieme al coach il momento attuale del nostro club.
Coach, dal punto di vista dell’allenatore come ci si prepara per un torneo come questo e cosa rappresenta, a tuo avviso, la decisione del club di investire nell’organizzazione?
“Il Dott. Ponti ha cercato di portare questa competizione a Varese negli ultimi anni: il fatto di partecipare ci permette innanzitutto di dare una vetrina importante al nostro club, al progetto sportivo di Varese Academy e naturalmente permette ai nostri giocatori di fare un’esperienza veramente importante, che arricchisce profondamente. In passato abbiamo prestato alcuni dei nostri ragazzi, penso ad esempio a Marchiaro e Virginio che hanno giocato la tappa di Istanbul con la Stella Azzurra Roma lo scorso anno, ora è bello pensare di rappresentare Varese Academy in un contesto del genere. In assoluto, organizzare l’Euroleague adidas Next Generation Tournament è anche un modo di ribadire l’impegno del club nel settore giovanile”.
Hai menzionato due ragazzi che hanno già partecipato all’adidasNGT: cosa si portano dietro i giocatori da questa esperienza?
“Intanto toccano con mano il massimo livello, che è una cosa che fa aprire gli occhi rispetto a ciò che si deve fare per diventare un giocatore di altissimo profilo, e poi c’è il confronto tecnico sul campo che in questo contesto non ti consente di dare niente di meno del 100% per poter competere. Se a questo livello non sei pronto a dare il massimo sempre stai seduto, non c’è spazio per prendersi delle pause”.
Come si trasmette tutto questo a chi invece non ha ancora conosciuto questa competizione?
“La nostra sfida è quella di far capire ai nostri giocatori quello che dicevo prima: trasmettere a tutti i ragazzi l’esigenza di dare sempre il 100%. In questo caso non parlo solo del torneo, ma di ogni singolo allenamento. Se pensi che potrai ‘gestirti’ sul campo in un evento come questo getti al vento un’occasione di crescita probabilmente irripetibile. I ragazzi devono prepararsi a un confronto durissimo, al quale devono arrivare pronti e pensare di essere pienamente coinvolti non solo individualmente ma anche come squadra”.
Al di là dei possibili innesti per il torneo, il gruppo è cresciuto abbastanza per competere?
“Quando allenavo a Roma il nostro miglior gruppo vinse il titolo italiano Under 18 e arrivò ai playoff di Serie B con un solo senior. Bene: lo stesso gruppo in un torneo internazionale ebbe enormi difficoltà. Se si vive una competizione del genere come un momento ‘individuale’, e quindi preoccupandosi soprattutto di far vedere le proprie qualità, in Europa vieni travolto. Se, al contrario, l’idea sarà dimostrare di essere competitivi insieme ai propri compagni di squadra, allora avremo la possibilità di competere. Pensare come una squadra è e sarà sempre fondamentale. Il nostro gruppo ha giocatori di talento, ogni giorno cerchiamo di far capire loro cosa abbiamo di buono e in che cosa dobbiamo migliorare, saranno sicuramente tre giorni molto belli: la grande sfida sarà dimostrare di essere all’altezza della situazione”.
Sei qui da oltre due anni ormai: cosa puoi dire dello del club da quando sei arrivato?
“Dal punto di vista numerico, Varese Academy è diventata sicuramente molto più attrattiva, abbiamo riscontrato un aumento costante del gradimento di molti giovani giocatori che vedono in noi il posto giusto per lavorare e crescere. Una considerazione che cresce sia in città e nel territorio varesino che a livello nazionale. Per un settore giovanile è importante essere credibile, dimostrare serietà nella proposta tecnica e formativa e avvicinarsi alle persone nel modo più umile e corretto, consapevoli dei propri mezzi. Ovviamente non tutti i gruppi sono uguali, ci sono quelli più o meno pronti per un livello medio-alto in Italia, ma credo che in ogni fascia di età abbiamo dei ragazzi molto interessanti. Sono anche molto contento dei nostri allenatori e di come ogni giorno portano avanti il lavoro e le idee che abbiamo”.
Allenare i giovani significa farli crescere, e naturalmente c’è anche il tema della ricerca del risultato. Qual è il tuo pensiero a riguardo?
“Quello che cerchiamo di fare noi è lavorare nel modo più onesto possibile, non focalizzandosi sulle qualità che permettono ai giocatori di stare in campo nell’immediato quanto investendo su quello che serve a loro per fare un percorso verso il più alto livello possibile. Nella mia esperienza ho sempre ritenuto più gratificante assistere alla crescita di un giocatore magari fino alla Serie A, anziché accontentarsi di un risultato nel breve termine come può essere un titolo giovanile ottenuto senza lavorare davvero sui ragazzi con un programma di lunga scadenza, anche per un fatto che definirei ‘personale’: il giocatore che ha davvero stima di te è quello che si ricorda di ciò che hai fatto per lui. Tra l’altro, lavorando senza l’ossessione del vincere a ogni costo ho anche ottenuto i risultati migliori, quindi non credo che ricerca della crescita e del risultato vadano messe in contrapposizione tra loro. A livello giovanile ritengo più importante insegnare ai ragazzi i fondamentali e come usarli invece di ingabbiarli all’interno di un sistema troppo rigido, sfruttando solo ciò che sanno fare in quel momento. Tutto il nostro staff sta ben lavorando all’interno di questa visione”.
Commenta
Visualizza commenti