Simone Giofrè, intervistato da Silvano Focarelli e Federico Bettuzzi sulla “Tribuna di Treviso”, ha fatto il punto in casa Nutribullet Treviso: “Rispetto a un anno fa, Treviso Basket sta cambiando. Non è solo una questione di squadra e di mercato. Il presidente Contento, il vicepresidente Stefanello e il consigliere Chiggiato sono degli interlocutori importanti nella cond zione della società. Anche nelle questioni economiche e finanziarie: per ripartire da un nucleo definito di giocatori erano necessari degli sforzi di una certa entità, il club ha risposto con prontezza”.
“Devo dire che senza lo sforzo della proprietà non ci saremmo mai riusciti. Abbiamo detto: vogliamo tenere certi giocatori, in primis Bowman e Olisevicius ma, per farlo, c’è bisogno di un impegno economico “extra”. Il Consorzio ha capito. Con Bowman ci abbiamo messo non più di 48 ore: lui ci ha detto “Voglio vincere”, gli abbiamo risposto “anche noi.. Il fatto di averlo avuto, io e Vitucci, già a Brindisi ci ha aiutato, anzi lì fu lui a voler diventare sesto uomo lasciando a Mascolo il posto da titolare. Da parte sua Bruno ci assicurò che in caso di addio a Bologna, sarebbe venuto da noi: trattativa chiusa negli ultimi 4-5 giorni prima dell’annunci. Con Olisevicius è stata più articolata, è stata la trattativa più lunga. Per certo lui aveva due proposte all’estero ed un paio in Italia, tra cui una migliore da una diretta concorrente. E una anche in Lituania. Alla fine ha accettato la nostra offerta, eccellente grazie ai motivi che ho spiegato prima”.
E su Macura: “Preso dopo Alston, per compatibilità di certe caratteristiche tecniche, ma lo seguivamo da un bel po’. Justin ci aveva stupito positivamente già al primo colloquio: grande loquacità e soprattutto parla un inglese molto pulito. Lui è nato 5, poi è diventato 4-5, ed è esattamente il giocatore che ci serviva. Tornando a JP, dopo l’operazione all’anca e la sosta di un anno ha una voglia matta di ricominciare. E si è inserito benissimo fin dal primo giorno: ragazzo solare, disponibile, sa interfacciarsi col gruppo e conosce quasi tutti i suoi compagni: è uno dei leader “emotivi”. Chiaro, ci vorrà un po’ di pazienza per il ritmo ma possiede una comprensione del gioco di alto livello. Paulicap aveva un biennale dal quale solo la società poteva uscire, Harrison una uscita per entrambi che alla fine nessuno ha esercitato, anche perché D’Angelo è un giocatore fondamentale per questa squadra”
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