Nelle ultime settimane è finalmente venuto a galla il potenziale di Simone Fontecchio in NBA con la maglia degli Utah Jazz. L’ex Baskonia, che dall’All-Star Game in poi viaggia a 20 minuti e circa 10 punti di media, ha atteso il suo momento dopo aver attraversato un periodo complicato come raccontato in esclusiva ai microfoni di Eleven Sports nell’intervista realizzata da Mirko Fusi e Lorenzo Poliselli.
Oltre a questo il giocatore dell’Italbasket ha parlato delle prospettive della franchigia di Salt Lake City, della sua prima deadline, del Mondiale all’orizzonte al quale l’Italia non si presenta da “underdog” nella speranza di avere anche Paolo Banchero.
Nella lega più competitiva del Mondo è fondamentale sfruttare le occasioni che vengono concesse. Simone Fontecchio arriva nello Utah quando la franchigia è in ricostruzione dopo le importanti cessioni di Gobert e Mitchell in estate, ma le ambizioni di un roster fin troppo profondo limitano i minuti dell’ex Baskonia che ogni qual volta trova spazio è costretto a fermarsi ai box. Questo almeno fino alla trade deadline, dove le quattro cessioni in casa Jazz liberano spazio in rotazione per Simone Fontecchio.
“La parola chiave quando ci sono delle difficoltà è pazienza. È il mio primo anno qua e sapevo che ci sarebbero state, ma ci si è messa anche la sfortuna di mezzo. Non è stato facilissimo, a volte anche molto frustrante. Prima il covid e poi la caviglia. Sembrava che ogni volta che ci fosse la possibilità di giocare poi accadesse qualcosa. In certi casi bisogna solo rendersi conto che non dipende da te, far pace con questa cosa e farsi trovare pronti la prossima volta. Ringrazio mia moglie e mia figlia che mi hanno aiutato alleggerendo il più possibile questa situazione”.
Per Fontecchio, finita la stagione NBA, sarà il tempo di pensare all’azzurro della Nazionale. Al Mondiale ritroverà il gruppo con cui ha vissuto le ultime due, splendide, spedizioni dell’Italbasket ad Olimpiadi ed Europei. “Gruppo” la parola fondamentale che Fontecchio ha voluto sottolineare ad Eleven Sports, nella speranza che possa entrarvi qualcuno di nuovo, magari un “collega” NBA.
“Non ci sentiamo underdog per il Mondiale, non è nel nostro DNA e non è giusto per quanto fatto negli ultimi due anni. Dobbiamo andare in campo come abbiamo sempre fatto, con sfacciataggine. Siamo un’ottima squadra. A fine aprile ci sarà il sorteggio e capiremo che prospettive si creano ma sono super convinto del gruppo che abbiamo e fiducioso di quanto costruito negli ultimi due anni. Questa è la strada giusta per portare a casa qualche risultato.
Ho visto le ultime due partite di qualificazione. Sono felice quando vengono chiamati ragazzi giovani e che fanno bene. Il gruppo è la cosa fondamentale, chiunque riesca ad entrarvi in modo positivo è ben accetto. Banchero? Ci siamo salutati ma non gli ho chiesto nulla. È un giocatore totale, uno dei migliori rookie degli ultimi anni”.
In NBA la concezione del giocatore-idolo è più che mai attuale ed anche Fontecchio ha rivelato di aver incontrato giocatori che spesso danno sensazione di essere infermabili: due in particolare.
“NBA una lega di fenomeni per talento ed atletismo. Per quello che fa in campo il più difficile da affrontare è Curry. Specialmente quando Golden State gioca in casa e lui si accende con quattro triple di fila ti dà la sensazione di essere onnipotente. Embiid è un altro che ha uno strapotere fisico difficile da contenere. Mi dispiace non aver giocato contro Durant visto che si è infortunato e quindi difficilmente accadrà quest’anno”.
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