Napoli sta allestendo, con alla guida Coach Stefano Pino Sacripanti, una squadra di grandissimo livello per tornate velocemente ai piani alti del basket.
L’allenatore brianzolo analizza il progetto ambizioso della sua squadra e di come vive con grande entusiasmo anche la città.
Come procede il progetto della Gevi Basket Napoli?
“È un progetto che si sta sviluppando in maniera veramente positiva e propositiva. Ci sono tre proprietari: Michele Amoroso, Francesco Tavassi e la famiglia Grassi con il Presidente Federico Grassi. Io mi interfaccio molto con il Presidente, ma anche con l’anima della Società, che tira un po’ le file di tutti, il general manager Antonio Mirenghi. Devo dire che è un proprietà ambiziosa con un progetto a lungo termine, cosa che oggi giorno è sempre più difficile trovare. Tutto questo mi ha portato alla scelta di fare qualcosa di grande per Napoli per riportare una città che torni ad amare la pallacanestro. Come detto ho sposato davvero un progetto importante sotto molti punti di vista, per esempio: oltre il fatto di cercare di fare una prima squadra importante, riprendere e strutturare il settore giovanile in maniera costruttiva come peraltro io ho sempre cercato in ogni posto dove ho allenato perché credo che la creazione dei giovani sia una delle cose fondamentali. Va sottolineato che nella passata stagione non ho fatto il mercato. Ho sentito che c’erano delle difficoltà nel convincere i giocatori di venire a Napoli. Invece, quest’anno, ho notato con grandissimo piacere questa serietà del Club che ha portato ad avere più facilità nel raggiungere gli obiettivi di mercato senza sostanzialmente avere impedimenti: il mondo della nostra pallacanestro è un mondo piccolo e le cose si vengono a sapere molto velocemente. Al di là della grandi parole di andare in A1 o meno, credo che l’aspetto più importante sia la nomea che ti stai creando basata, appunto, sulla serietà, la precisione e gli impegni della Società: ad esempio sui pagamenti e poi sulla professionalità di persone che stai portando e io spero, in questo, di avere dato un contributo”.
Un roster straordinario per la Serie A2. Che squadra è stata costruita?
“Abbiamo fatto una squadra, spendendo sostanzialmente le stesse cifre della passata stagione, con un miglior equilibrio e una maggiore scelta dei giocatori. Alcuni dei ragazzi hanno fatto bene come Daniele Sandri e Diego Monaldi e sono stati riconfermati. Altri avranno la possibilità di essere protagonisti e fare un salto ulteriore nella propria carriera: mi riferisco a Pierpaolo Marini, ma anche a Eric Lombardi. Nel settore lunghi Antonio Iannuzzi dovrà dimostrare di essere un centro importante per la nostra squadra che ora vedremo di completarla con Andrea Zerini, vicinissimo; lo stesso Lorenzo Uglietti come play guardia rimane un nostro obiettivo.
Per quanto concerne i due americani, Josh Mayo e Jordan Parks, un pò siamo stati noi ad andare a cercarli, ma anche il mercato a darci questa possibilità di firmarli. Sono due giocatori che in Italia sono già stati, conoscono la categoria e penso si possano mettere un vestito giusto e su misura per quello che noi vogliamo e spero di poterlo fare con loro per poi poter avere un gruppo che possa continuare negli anni”.
Sul livello della nuova Serie A2.
“È vero che si parla molto di Napoli, ma in generale il livello della nostra Serie A2 mi pare si sia alzato notevolmente. Alcune società non hanno scelto di andare in A1, ma di rimanere in A2 ed hanno allestito grandi squadre, basta pensare a Scafati, Verona, Udine, Forli’, la stessa Ravenna; anche Trapani ha fatto un’ottima squadra. Alla fine c’è un livello molto più alto e le favorite le potremo vedere solo quando il mercato sarà terminato”.
Sul campo Napoli che tipo di squadra sarà?
“Io spero di aver fatto una squadra che possa fare della difesa e dell’atletismo il punto di forza per poi poter correre a campo aperto, ma anche poter avere diverse possibilità in attacco. Chiaramente se riusciamo a fare una squadra profonda e lunga, come abbiamo in testa di fare, mi piacerebbe che ci fossero intercambiabilità importanti. Magari all’inizio queste rotazioni ci saranno di meno. Perché inizialmente si gioca meglio se si è in 6 o 7, si trova più velocemente un equilibrio, l’amalgama e la chimica giusta, poi però subito dopo sarebbe importante avere una rotazione abbastanza ampia per avere sempre freschezza migliorando di mese in mese per arrivare alla fine pronti”.
Cosa ne pensa dell’eventuale nuova formula da Est/Ovest a Nord/Sud?
“È chiaro che bisogna guardare molto il discorso economico riducendo i costi delle trasferte. In generale è francamente ancora presto per capire come sarà la formula e per dare un giudizio definitivo. Non sappiamo quante promozioni ci saranno e quante retrocessioni, come si incontreranno le squadre ai playoff con una fase ad orologio o meno. Comunque alla fine trovo giusto che prima o poi tutte le squadre si interfaccino tra di loro per arrivare in fondo con le miglori”.
Coach Sacripanti è nato a Cantù ed è di scuola canturina. Ha allenato altri due club campani come Caserta ed Avellino. Cosa significa per un uomo del nord allenare in una piazza così passionale come Napoli?
“Io sono un allenatore del nord un po’ sui generis. Sono di Cantù, sono figlio della scuola canturina cui devo tantissimo e sono molto legato a quella realtà. Però sono stato in modo meraviglioso a Caserta così come ad Avellino. Napoli mi ha sempre affascinato perché è una città di una bellezza disarmante. Ci sono tantissime cose da visitare e da guardare e poi c’è quell’aria di apertura nei confronti delle persone che vengono da fuori. Questa accettazione ti fa sentire subito a casa. Adoro queste zone e spero di conoscere Napoli ancora meglio. Sono felicissimo di lavorare qui. Tornando al passato fu una meravigliosa sorpresa Caserta, mi piacque tutto: dalla passione dei tifosi alla accoglienza, al senso d’amicizia e d’apertura delle persone. Mi sono trovato altrettanto bene ad Avellino che è leggermente diversa perché è più chiusa nelle valli però ha dei posti fantastici: sono stati tre anni meravigliosi. Spero di fare un lungo tragitto anche a Napoli”.
La passione di Napoli e dei napoletani per la pallacanestro?
“La città di Napoli offre tantissime cose: dal cinema, al teatro in particolare il San Carlo, al calcio, una passeggiata in riva al mare in via Caracciolo, la zona dei tribunali, Mergellina, i campi Flegrei, Capodimonte, il Vomero, la celebre SpaccaNapoli e tanto altro. C’è un zoccolo duro di tifosi molto importante che segue la squadra, ma bisogna essere bravi a far sviluppare questa passione del basket tenendo presente che hanno vissuto bellissimi anni: da coah Arnaldo Taurisano, che ha fatto un po’ il mio percorso senza ovviamente paragonarmi a lui, poi ci fu l’era dell’ex Presidente Mario Maione che vinse la Coppa Italia nel 2006 e fece una semifinale scudetto nel 2007 assieme al compianto GM Pierfrancesco Betti e come allenatore Piero Bucchi. Quindi le passioni vere Napoli le ha già vissute, come detto, è rimasto questo zoccolo duro che non ci lascia mai che si è raddoppiato quando la squadra ha cominciato ad andare meglio.
Io spero vivamente di poter far avvicinare tanta gente alla pallacanestro. Essendo un città che offre tanto dobbiamo essere bravi noi a prendere e portare la gente al PalaBarbuto con dello spettacolo, con la dedizione, con voglia di lottare. Anche per questo motivo è stata fatta una squadra con una certa fisicità ed atletismo.”
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