Intervistato da Matteo Gandini e Pierluigi Pardo su “DAZN Got Game”, Giampaolo Ricci ha parlato di come lui sia una sorta di “talismano” per le due squadre finaliste, dato che ha conquistato gli ultimi tre Scudetti (nel 2021 con Bologna e nel 2022 e 2023 con Milano): “Per me è molto bello essere lì in alto da sempre, da quattro anni e quindi giocare sempre per vincere, perché arrivare in finale è la cosa più bella. Essere l’ultima squadra ad arrivare in fondo e a sollevare il trofeo è sempre la cosa più bella. Viverla da tutte e due i lati è un po’ strano. Ci sono differenze, ma alla fine la cosa che li accomuna è quel sentimento di quando riesci a vincere dopo essere arrivato fino in fondo. Il mio primo Scudetto alla Virtus è stato stupendo, emozionantissimo e ricordo con tanta emozione e stupore il 4-0, perché nessuno ci dava per vincitori quell’anno. Ricordo ancora con più emozione quella dell’anno successivo, perché significava vincere contro i miei amici, è stata complicata perché ero ancora emotivamente preso. Il terzo è stato fantastico e il quarto speriamo. Siamo qui, ce la giochiamo, siamo dove volevamo essere. Siamo un po’ spalle al muro, perché quest’anno non è andata come speravamo, però siamo qui a giocarci una finale e non c’è niente di più bello. Io voglio di nuovo vivere quell’emozione”.
Dopo il k.o. contro Trento in Gara 1, l’Olimpia è in striscia aperta di sei vittorie consecutive: “Quando ti approcci ai playoff e puoi arrivare immediatamente in fondo, ma subito perdi, devi fare un po’ i conti con te stesso, ti guardi allo specchio. Abbiamo visto parecchie volte Gara-1 con Trento, abbiamo capito cosa migliorare e ci siamo fatti anche un esame di coscienza. Penso che poi abbiamo capito che, se giochiamo con la nostra intensità e con la nostra difesa, riusciamo poi ad avere soddisfazione; penso che abbiamo trovato la quadra giusta, con le persone giuste e i ruoli giusti, adesso con questa quadra proveremo ad approcciare nella maniera giusta alla Virtus che è una squadra molto solida, molto lunga che sa cosa fare e proveremo a metterli in difficoltà. Sappiamo quanto valiamo se giochiamo come sappiamo”.
Il fattore campo sarà un fattore determinante? “Il fattore campo pesa molto, perché quest’anno è al meglio delle 5 gare e non delle 7, perciò ogni partita vale ancora di più rispetto all’anno scorso. In una finale secca così però, secondo me, il fattore campo pesa relativamente. Se guardo al mio primo Scudetto, avevamo cominciato fuori casa; due anni fa abbiamo cominciato la serie fuori casa; solo l’anno scorso il fattore campo ha avuto il suo peso. Quest’anno spero non abbia lo stesso peso… Quando cominci con le prime due in casa, la squadra che gioca nel proprio palazzetto è contenta, ma ha anche la pressione che non può sbagliare; mentre quella fuori casa può cominciare più leggerà, però se poi perde le due gare in trasferta, poi praticamente è quasi finita. Ci sono sia aspetti positivi sia aspetti negativi. Gara 1 sarà la più importante, sarà importante l’approccio e poi bisogna comunque vincere tre partite. Noi andremo lì per cercare di vincerne almeno una in trasferta.
Successivamente, è intervenuto anche Achille Polonara, parlando del momento della sua Virtus Segafredo Bologna, reduce dalla vittoria per 3-1 contro l’Umana Reyer: “È stata una serie tosta. Venezia è una grande squadra, ha un roster molto lungo e devo dire che le prime tre partite siamo partiti molto bene, poi nel terzo quarto in pochi minuti ci hanno rimontato, siamo finiti sotto, ma siamo comunque riusciti ad andare avanti 2-0 nella serie. La terza gara ci ha fatto imparare che se ti rilassi troppo prima o poi perdi; nella quarta gara eravamo più concentrati, più pronti, nonostante loro abbiano provato a rientrare, noi siamo stati più bravi a rimanere in partita e poi allungare.
I bianconeri sono stati protagonisti di una stagione lunga ma ora sono pronti per l’ultimo atto del campionato: “Abbiamo un roster molto esperto, magari non siamo una squadra giovanissima, però ci sono tanti giocatori che hanno giocato partite importanti, hanno vinto campionati e parecchi trofei, quindi sappiamo come vincere e sappiamo come giocare partite molto importanti, partite che sulla carta pesano, perché in passato ne abbiamo giocate parecchie e quindi siamo pronti per affrontarle”.
Quali sono i punti forti dell’Olimpia? : “La serie con Brescia l’ho seguita e sono stato molto contento che i giocatori italiani sono stati più importanti rispetto alla serie precedente. Loro hanno giocatori fondamentali che possono essere anche il nucleo degli italiani composto da Melli, Tonut, Ricci e Flaccadori; sicuramente i vari Mirotic, Shields, Napier e Voigtmann li conosciamo tutti, però gli italiani si sono rivelati molto importanti nella serie contro Brescia. Dobbiamo stare attenti al reparto lunghi, al reparto piccoli, agli stranieri, agli italiani; sono una squadra completa, un roster molto lungo e per questo dobbiamo giocare una serie perfetta per portare a casa lo Scudetto”.
Nella puntata è anche intervenuto l’arbitro internazionale Guido Giovannetti, raccontando della novità tecnologica della DAZN Ref Cam: “La Ref Cam è un avanzamento tecnologico importantissimo e aiuta innanzitutto il pubblico a vivere meglio la partita, a viverla in prima persona con gli occhi di un arbitro. Per noi la Ref Cam è uno strumento importante anche a livello didattico, potremo usarlo per capire meglio i nostri fischi, per capire meglio i nostri errori e per capire cosa possiamo migliorare. Sicuramente possiamo migliorare il nostro posizionamento in campo, perché con la Ref Cam vediamo ciò a cui stiamo assistendo da quella zona e possiamo immaginare come, cambiando la posizione in campo, possiamo valutare meglio la situazione di gioco. La tecnologia è un aiuto importante sia a livello didattico sia a livello mediatico, sicuramente è una bella novità”.
Infine è stato protagonista anche Andrea Trinchieri, che ha raccontato l’origine della rubrica di LBA “Basketball&Conversations”: “Noi allenatori veniamo valutati e giudicati per una partita, per le partite e molte volte non c’è tempo, a volte non c’è neanche desiderio di vedere cosa c’è dietro. Io penso che il lavoro dell’allenatore sia molto bello, molto complesso, molto difficile, però c’è sempre una storia, esistono una trama e una sottotrama. Quando si parla di un allenatore, che per definizione è un ruolo molto solo, perché puoi avere un milione di persone attorno, ma dopo sei abbastanza solo, la sottotrama è capire cosa c’è dietro: la persona, gli accadimenti di una carriera, i momenti di svolta, chi ti ha dato una mano, chi ti ha insegnato, chi ti ha fatto vedere la strada, il giocatore che ti ha cambiato la carriera; secondo me, e spero di esserci riuscito, poteva dare l’idea di cosa c’è dietro l’allenatore, ovvero una persona con debolezze, talento, decision making in un battito di ciglia. Sono onestamente molto contento, perché ho avuto grandissima disponibilità dai miei colleghi, si sono aperti e non era una cosa per nulla scontata”.
Di seguito l’intera puntata, disponibile anche sul canale Spotify e sull’app di DAZN.
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