da Manila, Filippine – Il giorno dopo la dura sconfitta con gli Stati Uniti è tempo di riflettere ma anche di guardare al futuro in casa Italbasket. A fornire le sue chiavi di lettura, conversando con i giornalisti italiani a Manila, è anche un altro protagonista del Mondiale azzurro come Pippo Ricci: “Ho un tatuaggio con scritto “Enjoy the journey”, e tutta la giornata di ieri sera è stata incredibile. La tensione per la partita, il fatto che tutta l’Italia si sia fermata in attesa della partita: mi sono arrivate foto di gente al bar, di gente a casa, dei miei che organizzavano qualcosa per vederla tutti insieme. Penso che già quella sia una vittoria: il fatto che stiamo trascinando sempre più il movimento. C’è tanta enfasi, passione, voglia. Ci credono tanto e noi in primis ci credevamo. Ieri eravamo convinti di vincerla. Poi tutto il prepartita con le luci spente, le fiamme, la presentazione: ti rendi conto di essere ad un quarto finale di un Mondiale. È comunque un bagaglio d’esperienza grosso. Dall’altro lato c’è la batosta che ti arriva in piena faccia: non ci aspettavamo una partita del genere. Ci eravamo detti di abbassare il ritmo, limitare i possessi, sfidarli da tre, lottare a rimbalzo ed impacchettare l’area, ma non siamo riusciti a fare niente obiettivamente. Ci hanno travolto e dispiace, perché se oggi rigiocassimo contro di loro saremmo un po’ più pronti. Il Poz prima della partita ci ha detto: ‘Capiteli, provate a capire il feeling, la sensazione. Dove vogliono andare, chi in quel momento è in gas, cosa vogliono fare’. Ma non ci siamo riusciti. Giocare contro di loro una volta ogni 20 anni è difficile, perché giocano uno sport diverso da tutti gli altri. Giocare contro la Lituania è già diverso. Se noi giocassimo tra una settimana contro di loro, la partita sarebbe diversa. C’è un po’ di rammarico perché potevamo gestirla meglio, potevamo arrivare al terzo quarto un po’ più attaccati, sotto di dieci-quindici. Poi il canestro si stringe, mentre quando vai a +30 è logico che fai sempre canestro”.
L’azzurro dell’Olimpia Milano guarda all’insieme, dell’intero Mondiale azzurro: “Bisogna sempre vedere il lato positivo: abbiamo fatto un ottimo Mondiale che ci ha portato tra le prime 8 del mondo. Uscire un’altra volta ai quarti, per la terza volta di fila, fa girare un po’ le palle. Ma siamo lì, come ha detto Nik in conferenza ci proveremo, proveremo e proveremo. Mi viene in mente una frase che una volta mi ha detto Gigi riguardo al suo periodo in EuroLega con il Fenerbahce. “Noi tutti gli anni eravamo lì a provarci, e poi l’abbiamo vinta”, mi dice. C’è bisogno dell’esperienza, c’è bisogno che tu sia lì ad alto livello, e poi beccherai il momento giusto. Intanto siamo lì, continuiamo a lavorare e continuiamo a sognare, perché quando ti metti la maglia della Nazionale d’estate, sacrificando una vacanza, vieni qui per coltivare il sogno con una famiglia. Stai bene, ti diverti: è qualcosa di magico. È tosta perché siamo insieme da un mese e mezzo e speravamo questo periodo non finisse mai. Ieri siamo tornati alla realtà, e fa anche bene a volte prendere qualche schiaffo. Ce li portiamo a casa e ci serviranno per il futuro”.
Ancora Ricci, in profondità sul suo percorso nelle ultime stagioni, nel quadriennio dalla Cina come ultimo taglio al Mondiale da protagonista: “Sicuramente è bello, è un altro gradino che ho salito. L’asticella che si alza ancora un po’. È stato divertente anche prendersi a botte, imbruttire qualcuno, accendersi. È stato bello competere con giocatori così forti; cinque di loro hanno fatto l’All-Star Game, quindi stiamo parlando di una squadra di altissimo livello. I più forti. Una cosa molto bella che ci ha detto il Poz è stato quando ci ha detto “Come si fa a vincere contro gli Stati Uniti? Eh, ci devi giocare”. E noi eravamo lì, ci giocavamo. Beccarli più avanti sarebbe stato più bello. Non è stato un sogno che si realizza, perché quello sarebbe batterli, ma è stata comunque una cosa che mi porterò dentro per sempre. Un viaggio bello. Da una parte inaspettato, dall’altra voluto. Quando ho fatto il post quando sono stato tagliato dalla Cina, sentivo che qualcosa di bello sarebbe arrivato, o comunque mi sarei andato a prendere qualcosa. Ormai ero lì, ero entrato nel giro, mi ero andato a prendere qualcosa e volevo coltivarlo. Un viaggio che non penso sia finito, perché c’è ancora tanto da fare. Ad ora, sono contento di com’è andata e di come sta andando, perché non è scontato vincere 3 Scudetti di fila, essere sempre lì tra le migliori sia in Virtus che a Milano. Sono esperienze belle e grosse, sei sempre lì ad alto livello. Ho fatto due anni di EuroLega. Ho un diarietto che avevo scritto quando ero in quel pre-Mondiale, ho ripreso adesso promettendo a mia mamma che avrei continuato. Avevo lasciato due pagine bianche di stacco, con dei messaggi che mi erano arrivati dopo il taglio. Molti credevano in me e molti preannunciavano questa cosa. Ma in quattro anni avere 3 Scudetti, Coppa Italia, Europeo, Olimpiade… è tanta roba. È stato un viaggio che anche io non aspettavo così pieno di soddisfazioni, spero che arrivi ancora qualcosa di inaspettato”.
L’ultimo pensiero è per Gigi Datome: “La cosa che più mi ha insegnato è stata la sua forza mentale, la sua prontezza. L’essere capace veramente di essere pronto sempre e comunque nel caso debba giocare venti minuti, debba entrare nell’ultimo quarto, stare tre mesi fuori e poi rientrare. La sua forza mentale, questa capacità di approcciare e gestire ogni momento di una carriera ad altissimo livello come la sua penso che sia la dote che più mi porto dietro. La prima volta che l’ho visto dal vivo insieme su un campo era il raduno 2019, quando gli passavo la palla dicevo: “Com’è possibile che giochiamo lo stesso sport? Com’è possibile che abbiamo le stesse mani?”. A parte le doti di talento che tutti conoscono, la sua cultura, la cosa che più mi ha colpito è proprio il suo approcciare e gestire i momenti di tutto l’anno, di tutta la sua carriera. Una forza mentale rara”.
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