In un profilo ricostruito sul “Corriere dello Sport”, DJ Funderburk ha parlato della sua nuova avventura alla UNAHOTELS Reggio Emilia e della scelta del numero uno: “Il mio numero di solito è lo zero ma era già preso, ho solo scelto quello successivo, poi esteticamente sta bene sulla maglia”.
La sua ascesa nel professionismo cestistico non è stata facile: “Devo solo ringraziare chi mi è stato vicino nel mio ambiente, perché io sono partito dal basso, da un contesto di povertà anche culturale. Il basket è stato il mio modo di emergere e migliorare la mia vita e quella dei miei familiari, le persone basilari nella mia esistenza. Non ho messaggi da dare, non sono nessuno per dare consigli alla gente, ma ho imparato che solo quando non hai rimpianti puoi essere felice. Per questo, qualunque sia il tuo mestiere, devi sempre impegnarti al massimo delle tue possibilità”.
Nella scorsa stagione, l’americano ha giocato la prima parte della stagione a Saratov in Russia, fino allo scoppio della guerra: “Ma, dico la verità, mi sono reso conto davvero di ciò che stava succedendo quando ho lasciato Saratov: mentre ero lì non ho avvertito mai sensazioni di pericolo, anche perché i media locali non permettevano di conoscere la situazione reale, mi informavano i miei amici dall’America, dato che Twitter e Instagram erano spesso bloccate e non si riusciva ad accedere alle news. Così sono rimasto concentrato sul basket, uscivo solo per andare in palestra: tutto sommato è stata un’esperienza interessante, la squadra era buona, sono convinto che avremmo potuto arrivare in fondo nella lega Vtb e magari vincere la Fiba Europe Cup”.
Poi è arrivata la proposta di Reggio Emilia: “Mi è bastato confrontarmi con il mio agente e la mia famiglia per accettare l’offerta. L’Italia è una lega di livello e poi giochiamo anche una coppa più importante, la BCL, mi sembrava un posto adatto in cui crescere ancora e l’ambiente qui è quello giusto”.
Funderburk giocherà tra gli spot di ala grande e centro: “Posso occupare entrambe le posizioni, anche se principalmente sono un’ala forte. L’impatto più importante per me è sempre la difesa, penso di essere bravo nel contenimento dell’uno contro uno, ma anche utile nella difesa di squadra. Mi piace coinvolgere emotivamente i compagni, essere anche una voce in mezzo al campo”.
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