Si è tenuta ieri sera presso la Sala Borsa di Bologna, la presentazione del nuovo libro scritto da Dan Peterson “Gianluigi Porelli, L’Avvocato del Canestro”. Tra il pubblico c’erano anche Ettore Messina, Marco Bonamico, Renato Villalta, Achille Canna, Dino Costa.
Così Peterson ha poi iniziato il racconto sulla sua esperienza con l’Avvocato: “Sono arrivato a Bologna nel 1973 da bravo dilettante. Sono uscito, cinque anni più tardi, da umile professionista. Ogni giorno una lezione dall’avvocato: ogni anno come un master ad Harvard. Nel 1976, per festeggiare lo scudetto Virtus, voleva portare a Bologna i Boston Celtics. Mi fece tradurre il contratto: voleva i migliori, Dave Cowens, John Havlicek, JoJo White. E me lo fece mettere in evidenza. Poi non se ne fece nulla. Altra lezione? Nel 1976/77 stavamo andando bene. Lui fece causa a Fip e Lega. Se la prese con Vinci e Coccia. Mancava solo che citasse in giudizio Onesti e il Coni. Però mi spiegò tutto: ogni tanto devi fare la guerra. Anche se sai che perderai. Porelli per me era un uomo pratico che pensava in grande. Uno che stava con i piedi per terra, ma sapeva volare tra le nuvole. Se sono qua, se ho scritto un libro su di lui, è perché provo a ripagare il debito che ho nei suoi confronti. E’ stato la persona alla quale devo più di tutti, con l’eccezione dei miei genitori. Il più grande dirigente mai conosciuto. L’Avvocato Porelli? Per me il numero uno”, come riportato da Alessandro Gallo su “Il Resto del Carlino”.
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