Lunga e bella intervista su La Stampa a Gianmarco Pozzecco, CT della Nazionale che ha toccato diversi temi relativi all’azzurro, al suo 2022 e a Paolo Banchero.
Sul mondo della Nazionale: “Con la Federazione abbiamo creato il senso di appartenenza e le premesse per essere una famiglia. Passione, professionalità, empatia e altruismo. Mi piace ogni aspetto che impone il mio ruolo: anche la semplice presenza a supporto dei miei colleghi delle Nazionali giovanili. A me non piace comandare, ma suggerire. Anche quando alleno: l’allenatore non è quello che impone il suo credo, ma quello che dà ai giocatori la passione e la voglia di giocare insieme. Viva la gestione familiare, che non significa poco professionale (…) Il carisma e la vicinanza del presidente Petrucci, l’aiuto del dg Trainotti, il supporto della Federazione e la complicità dello staff. Mi gratifica più mettere in pratica le idee giuste dei miei assistenti Casalone, Fucà, Fois, Poeta e Recalcati che le mie. Mi sento ricompensato dal vedere che tutti aiutano Simone, il nostro autista, a caricare e scaricare il pullman. Così come sono stato segnato dalla sofferenza sul volto del team manager, Massimo Valle, durante ItaliaFrancia. Sofferenza che deriva dal coinvolgimento: più uno ci tiene, più uno soffre”.
Sulla sua “mediaticità”: “Non mi disturba. Semplicemente, che sia un’osservazione vera o no, non ci perdo tempo. Sono focalizzato su altro: giocatori, staff, presidente e federazione. Il giudizio sul sottoscritto è l’ultima cosa che conta. Quella più importante è che i ragazzi possano giocare”.
Su Banchero: “La premessa è che, anche grazie al lavoro del mio predecessore Meo Sacchetti, abbiamo messo in piedi una situazione competitiva. Quello che è stato fatto dalla Fip con Banchero è stato straordinario. Se ho aggiunto qualcosa, parlando con lui, non è neanche la ciliegina: la torta l’hanno preparata da tempo il presidente Gianni Petrucci, il dg Salvatore Trainotti e Riccardo Fois, bravissimi nell’avere questa visione e nell’entusiasmare sia Paolo che la sua famiglia. Ora il ragazzo si trova in mezzo a due situazioni e non sa quale scegliere: l’Italia o gli Usa? Dovremmo essere felici già che esista questa possibilità. Se dovesse avverarsi sarebbe un qualcosa di spettacolare, non solo cestisticamente. Io sarei entusiasta di usufruirne”.
Sulla Nazionale “sola”: “Ora mi sento un po’ meno solo, vedo una considerazione diversa. La visione collettiva dovrebbe essere che qualsiasi sacrificio in favore della Nazionale torna sempre indietro all’intero movimento. Devo dare ragione a Petrucci quando mi disse che non c’è nulla come allenare la Nazionale e ringraziarlo per avermi cambiato la vita. Adesso mi riconosce e mi chiede di Banchero, Fontecchio, Melli o Datome anche il macellaio sotto casa”.
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