Gianmarco Pozzecco, CT della Nazionale Azzurra, ha concesso un’intervista a La Stampa.
Ne riportiamo alcuni tra i passaggi più significativi.
“La cosa più importante per me, il presidente Petrucci e il gm Trainotti era dare un futuro alla Nazionale. C’era l’idea
che dietro a questa squadra non ci fosse nulla: non era vero. Ora ho un velo di tristezza perché i tre giocatori più futuribili, Spagnolo, Procida e Diouf, giocheranno o giocano all’estero. Mi piacerebbe far cambiare il vento anche in Italia”.
Le scelte per arrivare ai 12 che si giocheranno il Mondiale.
“In considerazione del poco tempo e della costruzione di un’identità, non volevo che nel nucleo dei veterani potessero esserci persone con la sensazione e frenesia di doversi giocare il posto. Sui giovani,invece,ho voluto un po’ di sana competizione. Non ci saranno esclusioni di veterani o colpi a sorpresa. Dei quattro giovani, due resteranno a casa”.
Il trio Melli-Fontecchio-Datome.
“Io mi fido ciecamente di loro tre e loro si fidano altrettanto ciecamente degli altri nove. Sono
in disaccordo con chi dice che i giocatori sono tutti uguali: i miei sono uno diverso dall’altro. Nessuno, però, pensa che mi comporti diversamente tra loro.
Certo, per me, Marco Spissu è come un figlio: glielo dico scherzando, ma sono dispiaciuto che
non abbia ancora conosciuto Gaia, mia figlia e sua sorella. Datome, invece, ogni giorno ci insegna qualcosa: è la sua grandezza e noi gliene siamo grati”.
Le prospettive degli Azzurri.
“Ho grande considerazione dei miei giocatori e non voglio essere paraculo. Ci sono altre
squadre forti, ma ce la giochiamo con tutti. Ad Atene 2004 eravamo brutti, puzzavamo ma abbiamo avuto la fortuna
di prendere Portorico ai quarti e giocare la partita della vita in semifinale. Avevamo un grande allenatore, Charlie Recalcati, che ci aveva dato in mano un giochino: eravamo tutti responsabilizzati e consapevoli dei nostri limiti.
Sono due squadre molto simili: fatte da uomini veri”.
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