Lunga e ricca intervista sull’edizione settimanale di Sportweek per il coach della Dinamo Sassari Gianmarco Pozzecco, che è tornato sul caso inerente alla possibile separazione dalla squadra sarda.
“Io sono uno che, se non può dire la verità, tace. Ma non dico bugie. Perciò, quella che segue è la verità. Mi ha dato fastidio leggere un’interpretazione dei fatti che faceva pensare che io lasciassi Sassari perché ero impazzito. Litigare non vuol dire impazzire e andare fuori controllo. Quindi, se mi chiedi se io litigo, la risposta è sì. E se chiedi con chi, ti rispondo: con chi la pensa in maniera diversa da me, e se quello che dico io serve alla mia professione, litigo col presidente, col team manager, col giocatore. Ma se esagero coi toni, non vuol dire che io sia pazzo. Non dico di essere completamente normale, no, ma il Pozzecco allenatore sta cercando di eliminare quella parte di follia che lo caratterizzava da giocatore. Non mi strappo la camicia in mezzo al campo. Sto combattendo contro questo mio lato del carattere, ma non contro quello che mi porta a litigare. Sono convinto che la mia personalità sia necessaria a ottenere certe cose. Quindi: Pozzecco lascia Sassari perché è impazzito? No. Pozzecco litiga col suo presidente? Sì. Come in tutte le coppie che si amano ma litigano, Pozzecco e il suo presidente hanno preso in considerazione il divorzio? Sì, ma subito dopo hanno deciso che per il bene di tutti, mio compreso, proseguire insieme fosse la soluzione migliore. Questa è la verità. Tra me e Stefano c’è una ferita profonda, ma non abbastanza da considerarla un punto di non ritorno”, ha detto Pozzecco.
Il coach della squadra sarda ha parlato anche della situazione del basket italiano: “Sta malissimo. Speravo che il coronavirus ci facesse ripartire con umiltà, invece niente, perché umiltà non ne abbiamo. Sono arrivati grandi personaggi come Messina, Teodosic, Rodriguez, ci sono patron come Armani e Zanetti che danno lustro, ma in generale si continua a guardare al proprio orticello e non al bene comune. In troppi ciucciano la tetta e il giorno che il latte finisce, lasciano lì la tetta e se ne vanno”.
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