La Dinamo Banco di Sardegna si prepara al doppio impegno casalingo: domenica alle 19 a calcare il parquet del PalaSerradimigni sarà la Pallacanestro Varese nel match valido per la 6°giornata del campionato LBA mentre mercoledì è in agenda il Game 2 della Basketball Champions League contro Tenerife.
Questa mattina coach Gianmarco Pozzecco ha presentato la sfida con Varese, inevitabile un passaggio sul momento complicato che si sta vivendo:
“Credo che in questo momento non sia facile lavorare come se nulla fosse e motivare i ragazzi. Molto dipende dal rapporto che il coach ha con i propri giocatori, io penso di avere un rapporto sincero e spero sia corrisposto. La parte importante è come io cerco di comportarmi e gestire i miei giocatori, non posso non essere onesto con loro, è indispensabile e necessario. Far finta che non si vivano delle difficoltà sarebbe sbagliato; ciò che faccio è provare a tranquillizzarli facendogli capire che viviamo una situazione che non è normale per tutti e quindi condivisa. In più abbiamo l’aggravante di aver avuto dei casi e questo inficia la serenità del gruppo: prima la casistica ci aveva aiutato ma è una situazione con cui tutti dobbiamo fare i conti, basta anche solo un giocatore positivo a togliere la serenità che avevi prima, indipendentemente dal contesto in cui si vive che è preoccupante. Non è semplice, non lo è per me, lo ammetto a me e a loro. Io comunque provo a fare bene il mio lavoro, tentando di tranquillizzarli per quando possa essere possibile e seguendo tutti i protocolli che ci permettono di lavorare in sicurezza, facciamo tutti i controlli frequentemente”.
La situazione colpisce inevitabilmente tutti e ha delle ripercussioni sul campionato: “Bisogna fare due discorsi distinti che però convergono: da un lato c’è la grande difficoltà che vive la pallacanestro e il fatto che i club hanno una storia, un presente e un percorso soprattutto economico diverso uno dall’altro, e quindi è complicato trovare una soluzione che accontenti tutti. Penso esista una soluzione che sia la più sensata e logica per tutti ma è probabile che qualcuno non si ritrovi e salti il banco. Io lo dico da tanto: bisognerebbe avere un’autorità super partes che decida per il bene della pallacanestro, in più bisognerebbe fare in modo che ci siano delle regole come in America che danno un’omogeneità diversa alle squadre della lega. Il secondo aspetto, che credo non sia ancora stato preso in considerazione è più generale sulle ripercussioni di questa situazione. Non mi piace parlare delle altre realtà perché mi sembra di invadere le case degli altri, ma lo faccio mosso da affetto e da un grande senso di solidarietà verso Cantù che è la squadra visibilmente più colpita dal Covid. In questo frangente l’emergenza sembra essere legata solo ai positivi ma non è solo una problematica momentanea. Perché una squadra che viene colpita così cospicuamente dal Covid se lo porta dietro, spero e auguro a Cantù che i tempi siano più celeri ma capisco che non allenarsi per quasi un mese diventa un danno che condiziona il cammino di una squadra nella stagione in corso. Mi auguro non ci siano altre squadre colpite così duramente ma bastano davvero poche positività per inquinare l’equità del campionato: se tu giochi contro una squadra con questo problema hai un vantaggio che è uno svantaggio per loro”.
Qual è la situazione infermeria?
“Stefano Gentile non è in recupero, questo è l’altro aspetto: rispetto alle assenze legate alla patologia Covid bisogna aggiungere i classici infortuni che possono capitare nel corso di una stagione che il Coronavirus non ha certo fermato. Ci sono e si aggiungono al numero di non partecipanti, domenica faremo a meno di Stefano: abbiamo uno staff medico meraviglioso che ci fa restare ottimisti ma se mancano più giocatori è un problema, e non parlo solo della mia squadra. Il problema è che ognuno guarda al suo orticello, ma l’orticello di ognuno non è il giardino dell’Eden. Bisognerebbe avere la capacità di fare squadra più spesso”.
L’avversario di domenica è Varese, una sfida dal sapore speciale per Gianmarco Pozzecco ex giocatore ed ex allenatore del club lombardo: ma quella del 1°novembre è una partita che regalerà un inedito scontro in panchina con Massimo Bulleri…
“Ci sono cose che vanno al di là del vincere e del perdere, della partita della domenica, ci sono storie, tradizioni e rivalità a cui lo sportivo è nettamente più legato. Nello sport in Italia dovremmo essere un po’ più legati ad altre vicende rispetto al semplice esito della partita. Sono contento di parlare di Massimo, a parte che sono sempre contento quando un ex giocatore riesce a ricoprire un ruolo di un certo tipo nella pallacanestro, perché il background che ha un ex giocatore non ce l’ha chi non ha mai giocato: non vuol dire che è una conditio sine qua non ci sono persone che possono ricoprire ruoli di grande importanza pur non avendo giocato. Penso che ci debba essere il giusto mix perchè l’esperienza vissuta sul campo da gioco può essere di aiuto in qualsiasi contesto. Sono contento per Bullo, mi auguro che possa fare meglio di me a Varese e ho condiviso la scelta della società, perché è giusto che vengano date delle opportunità agli ex giocatori che non hanno la possibilità di fare la gavetta. Abbiamo condiviso grandi esperienza, vinte la medaglia d’argento e sono quelle cose che ti legano per sempre anche perché poi si parla di Varese ed è qualcosa di speciale per me ha un significato estremamente particolare. Forse è bene che pensi a queste cose e alla foto di Toto Bulgheroni che ci rappresenta”.
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