In ‘Unguarded’, la biografia di Scottie Pippen in uscita il 9 novembre 2021, l’Hall of Famer torna su ‘The Last Dance’ con parole non proprio concilianti.
(da un un estratto del libro pubblicato da GQ)
“Gli ultimi 2 episodi, così come i precedenti 8, hanno solo glorificato Michael Jordan senza elogiare abbastanza me e i miei orgogliosi compagni di squadra…Per questo Michael merita gran parte della colpa. I produttori gli avevano concesso il controllo editoriale del prodotto finale. Il documento non avrebbe potuto essere rilasciato senza il suo ok. Era il protagonista e anche il regista.
Mi aspettavo molto di più. Ero impaziente da quando me ne hanno parlato per la prima volta più di un anno prima, dato che sapevo che avrebbero utilizzato filmati rari di quel periodo.
I miei anni a Chicago, iniziati da rookie nell’autunno del 1987, sono stati i più gratificanti della mia carriera: dodici uomini che si sono uniti come una cosa sola, realizzando i sogni che avevamo da bambini nei campi da gioco di tutto il paese, quando tutto ciò di cui avevamo bisogno era una palla, un canestro, e la nostra immaginazione. Essere un membro dei Bulls negli anni ’90 significava far parte di qualcosa di magico. Per i nostri tempi e per sempre.
Ma Michael era determinato a dimostrare all’attuale generazione di fan che era un personaggio ‘larger than life’ e ancora più grande di LeBron James, il giocatore che molti considerano suo pari, se non superiore. Quindi Michael ha presentato la sua storia, non la vera storia di “The Last Dance”….
ESPN mi ha inviato i link ai primi otto episodi con un paio di settimane di anticipo. Mentre li guardavo con i miei tre figli adolescenti, non potevo credere ai miei occhi…
Ogni episodio era lo stesso: Michael su un piedistallo, i suoi compagni di squadra sempre secondari, più piccoli, il messaggio non era diverso da quando si riferiva a noi allora come al suo “supporting cast”. Da una stagione all’altra, abbiamo ricevuto poco o nessun credito ogni volta che abbiamo vinto, ma la maggior parte delle critiche quando abbiamo perso. Michael poteva tirare 6 su 24 dal campo, commettere 5 palle perse, ed era ancora, nelle menti della stampa e del pubblico adoranti, l’Errorless Jordan.
Ora eccomi qui, con una cinquantina di anni, a diciassette dalla mia ultima partita, a vederci umiliati ancora una volta. Viverlo la prima volta era già stato abbastanza offensivo.
Nelle settimane successive, ho parlato con tanti dei miei ex compagni di squadra che come me si erano sentiti mancati di rispetto guardando il documentario. Come osa Michael trattarci in quel modo dopo tutto quello che abbiamo fatto per lui e il suo prezioso marchio. Michael Jordan non sarebbe mai stato Michael Jordan senza di me, Horace Grant, Toni Kukoc, John Paxson, Steve Kerr, Dennis Rodman, Bill Cartwright, Ron Harper, B.J. Armstrong, Luc Longley, Will Perdue e Bill Wennington. Chiedo scusa a chiunque abbia lasciato fuori.
A peggiorare le cose, Michael ha ricevuto $ 10 milioni per il suo ruolo nel documentario mentre io e i miei compagni di squadra non abbiamo guadagnato un centesimo, un altro ricordo dell’ordine gerarchico dei vecchi tempi. Per un’intera stagione, abbiamo permesso alle telecamere di entrare nella santità dei nostri spogliatoi, dei nostri studi, dei nostri hotel, delle nostre riunioni… delle nostre vite.
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