Pauly Paulicap sulla Tribuna di Treviso si è raccontato partendo dall’infanzia: “Sì, sono il settimo di otto figli, ho quattro fratelli e tre sorelle. I miei genitori sono originari di Haiti, ma di fatto sono cresciuto con mia madre. Mio padre semplicemente non c’è mai stato, forse non si è mai sentito pronto per fare veramente il padre. Fatto sta che è stata dura”.
“Mia madre cercava di sbarcare il lunario prendendo tanti lavori e lavoretti, ma per quanto si sforzasse pagare l’affitto e sfamare tante bocche era un’impresa spesso superiore alle sue forze. La vita non è stata molto generosa con me. A 15-16 anni di fatto ero un homeless, senza casa, anche se non mi sono mai ridotto a dormire per strada. Stavo da amici, cambiavo spesso casa, giravo con un borsone dove a malapena avevo qualche vestito. Facevo cavolate, non ero un buon esempio per me stesso e di fatto non avevo nemmeno degli esempi da seguire. La mia famiglia c’era e non c’era”.
Proprio in quell’età ha scoperto il basket: “Ci sono arrivato tardissimo. Conoscevo di fama Kobe Bryant e LeBron James, ma non avevo mai preso in mano una palla da basket in vita mia. Addirittura all’inizio giocavo coi ragazzini più piccoli anche di 3-4 anni, perché non sapevo fare proprio niente. Però imparavo velocemente, e allo stesso tempo giocavo anche a pallavolo e facevo atletica. La pallavolo mi ha insegnato il tempo per la stoppata, la verticalità, il gioco di piedi. Ma alla fine ho scelto il basket”.
Commenta
Visualizza commenti