Alle 7.35 di questa mattina, Papa Francesco è tornato alla casa del Padre. A darne l’annuncio è stato il Cardinale Kevin Farrell. Con la scomparsa di Jorge Mario Bergoglio, non solo la Chiesa perde una guida spirituale, ma anche il mondo dello sport perde una voce sincera e appassionata, in particolare quello della pallacanestro.
La Gazzetta dello Sport ha ricordato oggi il forte legame tra il Pontefice e il basket. Una passione forse meno conosciuta rispetto al suo amore per il calcio, ma altrettanto autentica.
Il 13 marzo 2013, giorno della sua elezione, l’account Twitter del Club Atlético San Lorenzo — la polisportiva argentina di cui Francesco era socio con la tessera n. 88.235 — pubblicò l’immagine di un prelato che stringeva il gagliardetto azulgrana, celebrando “il primo Papa sudamericano e argentino”. Nello stadio del Nuevo Gasómetro, è facile imbattersi ancora oggi in tifosi con maschere raffiguranti il volto del Papa, simbolo di un’identità condivisa tra fede e sport.
Ma San Lorenzo non è solo calcio. Il padre di Bergoglio, Mario, fu giocatore della sezione di pallacanestro del club, e lo stesso Jorge Mario si cimentò sul parquet da giovane. Nonostante si autodefinisse “una pata dura” (“gamba dura”) quando giocava a calcio in difesa, la pallacanestro gli rimase nel cuore, forse anche per la capacità dello sport di veicolare valori profondi.
Non a caso, proprio dal basket il Papa prese in prestito un’espressione per parlare ai sacerdoti:
“Sappiate fare perno, e quel perno è la croce di Cristo. Poi uno si muove, proteggendo la palla, con la speranza di fare canestro e cercando di capire a chi passarla”.
Una metafora potente, che racchiude il senso del gioco di squadra e della fede come movimento comune verso il bene. Con la morte di Papa Francesco, il mondo perde non solo un leader spirituale, ma anche un uomo capace di coniugare sport e umanità, passione e preghiera.
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