Pablo Laso, coach del Bayern Monaco, ha concesso una lunga intervista a Eurodevotion alla vigilia del match con Olimpia Milano. Ecco alcuni passaggi.
SUL PERIODO DI STOP
«Un momento particolare non c’è stato, è stato un processo. Il periodo senza allenare dello scorso anno mi ha aiutato molto. Guardando tantissimo basket, come dicevo, ho analizzato il gioco da un punto di vista differente, senza dover preparare la gara ma solo raccogliendo informazioni e confrontandomi con le idee che avrei messo in campo io. In un certo senso l’assenza dal campo mi ha aiutato da questo punto di vista».
SUL RITORNO A MADRID
«Guarda, mi sono emozionato tantissimo per una ragione particolare: l’affetto del pubblico. In questi casi possono esserci celebrazioni particolari, ma nulla è sincero e ti può emozionare come la reazione della tua gente, che è spontanea e non richiesta. Nessuno è obbligato ad applaudire per 5 minuti, se lo fa è perchè ci crede. Il pubblico di Madrid, storicamente un club dove vincere è importantissimo, mi ha regalato qualcosa di unico indipendentemente da vittoria o sconfitta ed allora in quel momento ho realizzato il valore di quello che avevo fatto e che avevo lasciato a questa gente».
SULLA VIRTUS BOLOGNA
«Prendi ad esempio la gara di Bologna. Siamo stati in controllo per più di 30’ e secondo me l’abbiamo persa quando siamo stati a +9 ma avremmo dovuto essere a +15 o +18 per come stavano andando le cose. Era chiarissimo che se li avessimo tenuti a distanza recuperabile la loro esperienza e la loro condizione attuale ci avrebbe messo in difficoltà riaprendo la gara. E così è stato. Toko, Belinelli, Hackett, Dunston: esperienza e valori incredibili che pochissimi hanno. Se arrivi a giocartela su un paio di possessi contro questa gente è facile perdere. Oggi contro di loro devi fare tutto perfettamente, altrimenti sei fregato».
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