Intervistato da Fabrizio Salvio sul settimanale “Sportweek”, Stefano Tonut ha fatto un bilancio della sua ottima stagione all’EA7 Emporio Armani Milano: “Mi limito a considerare la mia annata come molto positiva, perché sono felice di aver contribuito a questo Scudetto mettendo un tassello importante per il raggiungimento di esso”.
Nel trionfo del 2024 c’è stato più un Tonut protagonista rispetto a quello del 2023: “Sicuramente. L’anno scorso ero arrivato in una squadra nuova, consapevole che avrei avuto un ruolo diverso da quello che ricoprivo a Venezia e che mi sarei trovato davanti a un livello completamente diverso, superiore al precedente, dal punto di vista tecnico e psicologico. Sapevo quindi che avrei potuto incontrare difficoltà. Ma sapevo anche che la seconda stagione – questa – sarebbe stata un po’ più semplice, perché nel frattempo sarei cresciuto sotto ogni aspetto. Come ho fatto? Individuando e affrontando i problemi man mano che si sono presentati. A partire dal ruolo giusto per aiutare la squadra. Quest’anno credo di averlo trovato fin dall’inizio. Questo mi ha permesso di mantenere un rendimento costante in una stagione che per la squadra è stata caratterizzata da alti e bassi anche per colpa degli infortuni, che hanno comportato un rimescolamento continuo delle gerarchie all’interno del gruppo. Io sono stato fortunato a essermi fermato solo per una decina di giorni, riuscendo così a ritagliarmi uno spazio che è diventato sempre più ampio, fino a permettermi di entrare fisso in quintetto negli ultimi mesi, quando ho giocato tanti minuti marcando spesso il giocatore-chiave avversario”.
Dei quattro Scudetti vinti in carriera, qual è quello che Tonut sente più suo? “Sarà banale, ma li sento tutti, perché quando fai parte di una squadra, un pezzo di Scudetto è in ogni caso tuo, anche se giochi poco o niente. Per questo dico che lo Scudetto vinto quest’anno appartiene anche a Bortolani, Caruso, Poythress e Lo, che nelle ultime partite non hanno quasi visto il campo. Detto questo, il primo dei miei quattro scudetti è stato quello meno atteso, un po’ perché io ero appena alla mia seconda stagione di A, un po’ perché la Reyer aveva come obiettivo di restare in alto, ma certo non di puntare al titolo. Il secondo Scudetto è arrivato in un momento un po’ particolare della mia vita e l’ho vinto da protagonista, quindi lo ricordo con particolare piacere. Come ho detto, il primo a Milano l’ho vissuto da fuori nella serie finale; questo ultimo lo sento particolarmente mio”.
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