Olimpia Milano, dieci storie per avvicinarsi alle Final Eight di Torino

Olimpia Milano, dieci storie per avvicinarsi alle Final Eight di Torino

Undici anni dopo, le Final Eight di Coppa Italia tornano a Torino. In realtà è la quarta volta che la Coppa Italia viene assegnata sotto la Mole Antonelliana

Undici anni dopo, le Final Eight di Coppa Italia tornano a Torino. In realtà è la quarta volta che la Coppa Italia viene assegnata sotto la Mole Antonelliana: nel 2011 e nel 2012 ad imporsi fu Siena (l’ultima volta dopo una contestata vittoria in semifinale proprio contro l’Olimpia), nel 1972 al Parco Ruffini fu l’allora Simmenthal a conquistare il primo di otto trofei. L’Olimpia arriva a questa competizione sull’onda dei successi conquistati nel 2021 e 2022, a caccia di un inedito “Three-peat”. Tra presente e passato, ecco dieci storie da ricordare sulla competizione.

Il Re di Coppa – Ettore Messina ha vinto il trofeo nove volte. Si tratta del primato per un allenatore, un dato che assume ancora maggior rilevanza pensando che da solo l’allenatore dell’Olimpia ha vinto più coppe della stessa Olimpia, la Virtus Bologna e Treviso. Sono i tre club che hanno conquistato il trofeo otto volte. Siena l’ha vinto cinque volte, Varese quattro volte. Coach Messina l’ha conquistato nel 1990 all’esordio da capo allenatore. Poi si è imposto altre tre volte con Bologna (1999, 2001 e 2002) e tre volte di fila con Treviso prima di conquistarlo negli ultimi due anni con l’Olimpia Milano. Il suo bilancio in Coppa Italia è di 56-12, pari ad un astronomico 82.3% di successi.

Il Three-Peat – Coach Messina ha vinto la Coppa Italia tre volte consecutive con la Benetton Treviso, ma dal punto di vista personale ha vinto il trofeo cinque volte di fila perché prima di trasferirsi in Veneto aveva trionfato nei suoi ultimi due anni alla Virtus Bologna. Il “Three-peat” a livello di club è riuscito a Varese (1969, 1970, 1971), a Treviso (1993, 1994, 1995), di nuovo a Treviso (2003, 2004, 2005) e infine a Siena (2009, 2010, 2011 più 2012 e 2013, due titoli successivamente revocati ma conquistati sul campo). L’Olimpia non ha mai vinto la Coppa tre volte consecutive: dopo aver vinto nel 1986 e nel 1987, nel 1988 venne eliminata in gara secca da Cantù negli ottavi di finale; dopo aver vinto nel 2016 e nel 2017 invece perse nel 2018 nei quarti di finale ancora contro Cantù. Questa di Torino sarà la terza chance.

Il ritorno a Torino – Nel 1972 l’Olimpia realizzò quello che all’epoca era noto come “Piccolo Slam”, ovvero vinse tutte le competizioni cui era stata ammessa inclusa la Coppa Italia che all’epoca si disputava a fine stagione. L’Olimpia aveva già vinto la Coppa delle Coppe e lo scudetto. A Torino completò una stagione memorabile battendo in finale l’Ignis Varese che nello stesso anno aveva vinto la Coppa dei Campioni, un risultato eccezionale.

I sopravvissuti – Quanti giocatori dell’Olimpia attuale erano in campo in ambedue i successi delle ultime due stagioni? In termini di presenza in campo solo tre, ovvero Kyle Hines, Gigi Datome e Paul Biligha. Ma Shavon Shields faceva parte di ambedue le squadre, solo che un anno fa era infortunato e non in grado di giocare, come purtroppo succederà quest’anno. Datome nel 2021 a Milano venne nominato MVP di una competizione che l’Olimpia riuscì a dominare, imponendosi con grandi scarti. Lo scorso anno non fu MVP, ma risultò decisivo sia in finale contro Tortona che nella durissima semifinale con Brescia in cui ebbe 12 punti in 21 minuti.

La media scarti – Generalmente le Finale Eight denunciano equilibrio diffuso e partite tirate. Ma l’Olimpia ha vinto due delle sue più recenti Coppe imponendosi in modo energico: nel 2021 a Milano vinse le tre gare con uno scarto complessivo di 87 punti, 29.0 di media; nel 2016 sempre a Milano lo fece con 67 punti di scarto globale. Più “regolari” le affermazioni delle stagioni successive a Rimini nel 2017 e a Pesaro nel 2022.

 

Il buzzer-beater di Macvan – Normalmente ogni torneo ad eliminazione diretta passa attraverso episodi rocamboleschi o discussi. A Rimini nel 2017, l’Olimpia ha rischiato tantissimo nel proprio quarto di finale contro Brindisi. Una gara tirata con un finale folle: Milano sbagliò due coppie di tiri liberi, una con Rakim Sanders e un’altra con Milan Macvan. Il giocatore serbo poco prima aveva segnato la tripla del sorpasso, ma i due liberi sbagliati avevano permesso a Durand Scott di pareggiare la gara a quattro secondi dalla fine. Coach Jasmin Repesa aveva però un time-out e mise la palla nelle mani di Sanders. L’ala dell’Olimpia, MVP della Coppa Italia 2016, attaccò l’area dei tre secondi trovando però un muro di uomini così scaricò nell’angolo per Jamel McLean. Era un buon tiro, ma McLean non vedeva il cronometro e affrettò la conclusione, ricevendo e tirando in un solo movimento. In realtà aveva ancora un secondo e mezzo. Il suo jumper però risultò lunghissimo e dall’altra parte, con grande presenza, Macvan lo ribadì nel canestro. Servirono però molti secondi di instant-replay per convalidarlo.

La battaglia di Rimini – Due giorni dopo sempre a Rimini nel 2017, l’Olimpia affrontò in semifinale Reggio Emilia. Era una gara significativa perché le due squadre si erano affrontate nella finale scudetto del 2016 e anche nella finale di Supercoppa nel 2015. Fu una gara rocambolesca, con la Reggiana avanti di dieci nel primo tempo, acciuffata proprio sulla sirena dell’intervallo. Ma in quell’intervallo il Coach dell’Olimpia, Jasmin Repesa venne espulso e la squadra diretta da Massimo Cancellieri con Mario Fioretti. Di nuovo, Milano andò sotto nella ripresa, poi mise la testa avanti e infine sull’81 pari arrivarono due triple consecutive che decisero la partita, la prima di Andrea Cinciarini e la seconda di Milan Macvan. Il giorno seguente, l’Olimpia conquistò la Coppa battendo Sassari in finale e vendicando la sconfitta di Desio nel 2015.

La resurrezione di Cerella – Il 20 febbraio 2016, dopo il quarto di finale vinto con Venezia, l’Olimpia annunciò l’intervento in artroscopia al ginocchio destro per una lesione del menisco mediale di Bruno Cerella. La nota rinviava ai giorni seguenti la ripresa della fase riabilitativa. Che sarebbe durata… un giorno. Infatti, Cerella dopo l’intervento concordò un piano per rientrare non in semifinale, vinta contro Cremona, ma la domenica contro Avellino. Un atto di eroismo e sacrificio che avrebbe incrementato lo status di giocatore amato dalla tifoseria del combattente di Bahia Blanca. “Se volevi un kamikaze da mandare in campo ce l’hai”, disse a Repesa presentandosi al Forum per la finale. Giocò sei minuti senza segnare, ma il gesto valse molto di più.

Big Ro – L’Olimpia vinse la Coppa Italia a Milano nel 1996, battendo in volata la Virtus Bologna nella semifinale e poi dominando la partita con Verona prendendosi la rivincita della finale persa contro la stessa squadra a Bologna nel 1991, quando l’allenatore era Mike D’Antoni. Nel 1996 la squadra era guidata da Boscia Tanjevic e avviò nelle Final Four di Coppa Italia uno sprint finale che l’avrebbe condotta anche allo scudetto. Protagonista assoluto fu Rolando Blackman, la guardia di origini panamensi, cresciuto a New York e arrivato all’allora Stefanel dopo una lunga carriera nella NBA. Blackman segnò 28 punti nella finale contro Verona. E’ stato uno degli stranieri dell’Olimpia che sono riusciti a lasciare il segno anche rimanendo un solo anno, come Joe Barry Carroll o Kenny Barlow.

Pesaro – L’Olimpia ha vinto la Coppa Italia battendo in finale Pesaro tre volte. Se la gara del 2021 non ebbe storia, nel 1986 e nel 1987 andò ben diversamente. Nel 1986, a Bologna l’allora Simac vinse 102-92. Era la squadra di Russ Schoene e Cedric Henderson che fallì l’obiettivo europeo inseguito da anni, ma vinse tutto in Italia. Fu una finale ad alto tasso di spettacolarità, con tre uomini a quota venti o più punti, Cedric Henderson ne fece 28, Russ Schoene 21 e Roberto Premier 20. L’anno dopo contro la stessa avversaria e sullo stesso campo vinse per 95-93, un altro show. Era l’anno del Grande Slam di Dan Peterson, nel primo anno di Bob McAdoo a Milano. Bob segnò 29 punti, Ken Barlow, allora un rookie, ne aggiunse 20, Roberto Premier segnò 15 punti. L’Olimpia giocò un primo tempo mostruoso comandando 60-43, poi subì la rimonta di Pesaro in un secondo tempo di livello agonistico altissimo. McAdoo firmò dalla lunetta il più nove che pareva risolutivo, invece Pesaro chiuse la partita con un parziale di 7-0 che fece correre un brivido ai giocatori di Milano (Charles Davis segnò 34 punti per la Scavolini).