Tre dita che puntano la tempia tre volte. Il rituale si chiama “Three Bullets”. Troy Daniels lo esegue ogni volta che centra un tiro da tre punti, il che in carriera gli è riuscito spesso, 569 volte nella NBA giocando la metà delle partite, 240 volte nella G-League, 251 volte al college. Fanno 1.060 triple segnate. Ma ci sono triple e triple, ci sono canestri che hanno un impatto maggiore di altri. “Undrafted” all’uscita dal college, Daniels ha trascorso il suo primo anno ai Rio Grande Vipers, della G-League, squadra affiliata a Houston. Nel febbraio del 2014 ha firmato il suo primo contratto NBA, a marzo ha giocato la sua prima partita NBA, ma poi è tornato a Rio Grande, richiamato per i playoff. In Gara 3, a Portland, Rockets sotto 2-0, con problemi di falli, Coach Kevin McHale decise di mandare in campo un giocatore mai utilizzato nelle prime due partite. Con il numero 30 Troy Daniels appunto.
“Quello che ho visto in lui – disse nel dopo partita McHale – è un ragazzo duro, senza paura”. Nel tempo supplementare, Houston era ancora sotto di due, quando James Harden ha perso il controllo della palla. Jeremy Lin l’ha raccolta prima che il disastro fosse completo. Dopo un paio di palleggi in qualche modo ha scaricato la palla alla prima maglia rossa che ha attraversato la sua visuale. Troy Daniels è un tiratore. In quel momento era in ritmo, molto distante dal canestro, ma in ritmo. Non ha esitato. Un attimo dopo, segnato il canestro della vittoria, si è trovato travolto dall’abbraccio dei compagni. Il primo di loro è stato, a fine carriera, il leggendario Tracy McGrady. E’ stato il più grande canestro della sua carriera.
Ma di canestri ne ha segnati tanti altri. Cresciuto in Virginia, a Roanoke, ha frequentato Virginia Commonwealth negli anni d’oro firmati da Coach Shaka Smart con cui ha raggiunto una Final Four NCAA sia pure da comprimario. Daniels è esploso nell’ultimo anno. In particolare, la data chiave è il 7 dicembre 2012, contro Old Dominion, quando ha segnato 24 punti con otto triple. Il 29 dicembre, proseguendo nel suo periodo magico, ha stabilito il record di conference con nove triple, contro Fairleigh Dickinson. Quella sera disse che il record sarebbe durato a lungo. E invece…
Invece, quattro giorni dopo, in trasferta a East Tennessee State, Daniels ha fatto 11/20 da tre. Record battuto. Alle Final Four NCAA venne convocato per disputare la gara del tiro da tre, vincendola. In finale, ha sbagliato i primi sette tiri, poi si è messo in ritmo e ha finito dominando. “Il miglio tiratore che abbia mai allenato è Troy Daniels”, ha detto Shaka Smart che successivamente è passato ad allenare Texas e Marquette.
Ma i record nel tiro da tre, il titolo di conference e due turni nel Torneo NCAA non sono stati sufficienti per garantire a Daniels una chiamata nei draft NBA. Ma a Houston il general manager Daryl Morey stava cercando giocatori adatti alla pallacanestro che il suo club stava cercando di imporre e propose a Daniels di giocare a Rio Grande nella G-League e dimostrare che la sua precisione era replicabile anche da professionista. “Potete dire quello che volete della G-League, ma mi ha preparato per questo momento”, disse Daniels dopo il canestro della vittoria dei Rockets a Portland. Infatti, a Rio Grande, Daniels ha segnato 240 triple – record per la lega – segnando 21.5 punti a partita. Di conseguenza, la prima chiamata dai Rockets, il ritorno a Rio Grande e l’approdo definitivo nella NBA prima dei playoff.
Negli anni successivi, Daniels ha faticato a trovare un posto stabile (“Sono arrivato da undrafted, nella NBA ci sono solo 450 posti e io per sette anni ne ho avuto uno, non mi sembra male”, ha detto lo scorso anno quando passò dai Lakers ai Denver Nuggets), ma si è costruito una fama di tiratore incredibile. Quand’era a Charlotte ha segnato ad esempio otto triple in una partita, contro Sacramento, incluso il canestro della vittoria. Quando è passato a Memphis ha segnato anche 22 punti in un solo quarto. Nei due anni trascorsi a Phoenix, è stato anche il 18° nella classifica dei canestri da tre punti segnati pur giocando solo 21 minuti per gara. Ha avuto una striscia di 32 gare con almeno una tripla e una prova da sei triple in un solo quarto. Nel 2019, ha firmato per i Los Angeles Lakers, ma è stato rilasciato prima dell’interruzione della stagione – e quindi dei playoff – per fare largo ad un giocatore più esperto come JR Smith. In ogni caso, ha fatto parte della squadra che ha vinto il titolo NBA anche se poi nei playoff non solo ha giocato a Denver, ma ha anche incrociato i Lakers nei playoff.
In sette anni, ha avuto la soddisfazione non solo di giocare nella NBA, ma di farlo come compagno di squadra di giocatori come James Harden e Dwight Howard a Houston; di LeBron James e Anthony Davis ai Lakers; di Nikola Jokic e Jamal Murray a Denver. Il top. “Ogni squadra NBA sa chi sia Troy Daniels – ha detto il suo ultimo allenatore NBA, Michael Malone – Quando è in campo si guadagnerà il rispetto di tutte le difese perché è un tiratore da tre punti letale. Se hai bisogno di un canestro da tre o di aprire il campo, da lui lo avrai”. L’Olimpia l’ha voluto esattamente per questo.
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