Ad un anno dalla prematura scomparsa di Kobe e Gianna Bryant, c’è anche Nico Mannion tra i tanti atleti che hanno parlato dell’influenza che l’icona gialloviola ha esercitato sulla loro carriera.
“Avevo 10 anni, mio padre lavorava con gli Utah Jazz, dopo una gara 6 di playoff a Salt Lake City gli dissi che volevo provare a salutare Kobe. Lui mi consigliò di dirgli qualcosa in italiano per suscitare la sua attenzione….Kobe fu uno degli ultimi ad uscire dallo spogliatoio, si avvicinò, si mise in ginocchio e mi parlò per 10 minuti, mi chiese come andava con la scuola, con il basket, quali fossero i miei hobby. Non mi sembrava vero, uno dei migliori giocatori al mondo, l’ultimo a uscire dagli spogliatoi, dedicò 10 minuti della sua giornata solo per passare del tempo con me, fu un qualcosa che aprì davvero gli occhi….Era un qualcosa che andava oltre il basket….Con quel gesto mi ha lasciato un ricordo che mi porterò dietro tutta la vita. E ha fatto lo stesso per tantissime persone “.
Nico Mannion with a really cool story about the night he met #KobeBryant. @kron4news pic.twitter.com/yiHq7bEo4w
— Jason Dumas (@JDumasReports) January 25, 2021
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