Il basket in Europa è amato, seguito, giocato. Ma non vale ancora quanto potrebbe, almeno secondo l’NBA. Parola di Mark Tatum, vice-commissioner della lega americana, che ha dichiarato a Reuters come il potenziale commerciale del basket nel Vecchio Continente sia ancora largamente inespresso.
“C’è un’opportunità concreta per accelerare la crescita del basket in Europa e colmare il divario tra passione e sostenibilità economica”, ha detto Tatum.
La dichiarazione arriva mentre l’NBA valuta seriamente il lancio di una lega europea, in collaborazione con FIBA, sulla scia del progetto annunciato dal commissioner Adam Silver a fine marzo: 16 squadre, alta competitività e una nuova infrastruttura per rinforzare un movimento in espansione. “Non vogliamo sostituire l’Eurolega – ha chiarito Tatum – ma creare una lega economicamente sostenibile, che rispetti la tradizione del basket europeo.”
Eurolega, porte chiuse (per ora)
Le reazioni di Euroleague Basketball non si sono fatte attendere, con un’opposizione netta: il progetto NBA viene visto come una minaccia che rischia di frammentare ulteriormente il panorama cestistico europeo.
Ma per Tatum i numeri parlano chiaro: oltre il 15% dei giocatori NBA è oggi di origine europea, eppure mancano team stabili in piazze cruciali come Londra, Parigi, Berlino e Roma. “Mancano infrastrutture di livello mondiale, nonostante la passione per il basket sia fortissima”, ha sottolineato. “Ci sono milioni di tifosi in città non servite da club di alto profilo.”
Dialoghi in corso, occhi su Parigi e Londra
Secondo quanto riportato da Bloomberg, l’NBA avrebbe già avviato i primi contatti con proprietari di club calcistici di livello internazionale: Paris Saint-Germain e Manchester City, ma anche investitori interessati a un team con base a Londra. Da parte qatariota (QSI), proprietaria del PSG, è arrivata conferma dell’interesse per una possibile franchigia parigina.
Tuttavia, ha precisato Tatum, le regole NBA vietano ai proprietari di franchigie statunitensi di possedere anche team europei, per evitare conflitti di interesse.
Dopo l’Africa, l’Europa?
L’idea segue il precedente della Basketball Africa League, lanciata nel 2021 dalla stessa NBA insieme a FIBA. In Europa, ha ricordato Tatum, la lega americana ha già organizzato oltre 100 partite nel corso degli anni, testimoniando una presenza crescente e un seguito in costante aumento.
E i numeri confermano la portata globale: nella stagione 2024-2025 sono stati registrati 125 giocatori internazionali provenienti da 43 Paesi, un record condiviso. Alle Olimpiadi di Parigi 2024, sarà possibile vedere atleti NBA vestire le maglie di Germania, Francia, Sud Sudan e molte altre nazionali.
“Gli Stati Uniti rappresentano meno del 5% della popolazione mondiale – ha concluso Tatum – per definizione, le nostre maggiori opportunità di crescita sono fuori dai confini americani. Vogliamo continuare a far crescere il basket in Europa, Africa, Asia e Sud America.”
L’Europa resta quindi il prossimo grande obiettivo dell’NBA, ma il campo è già occupato. Riuscirà la lega americana a ritagliarsi un ruolo senza spaccare il basket continentale?
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