Venne a giocare nella stagione 1983/84 e possiamo dirlo con una punta di realismo anche in un giorno triste per la sua scomparsa a 66 anni: Earl Cureton è costato tantissimo all’Olimpia, forse uno scudetto e una Coppa delle Coppe.
Aveva giocato a Philadelphia ed era il terzo centro della squadra che vinse il titolo NBA nel 1983. Doveva giocare nella Scavolini Pesaro ma poi non venne tesserato e lo prese l’Olimpia. Sei partite di campionato e sei vittorie. Imbattuto anche in Coppa delle Coppe. Mike D’Antoni una sera in panchina guardando quello che stava succedendo in campo si rese conto che nessuno passava la palla dentro contro Milano. Lo fece notare a Coach Dan Peterson. “Aveva eliminato il gioco in post basso degli avversari con la sua presenza. Anticipava, poi andava dietro, poi su un fianco poi sull’altro e nessuno capiva più dove si sarebbe fatto trovare. Smisero di passare la palla al suo uomo”, racconta il Coach. Rimbalzi. Difesa. Qualche canestro ma non tanti. Milano sembrava imbattibile. “Non so se avremmo mai perso”, aggiunge il Coach. Il resto è storia, leggenda, tutto.
Una mattina Cureton salì su un taxi e se ne andò a Malpensa. Avvertito dal portiere dello stabile in cui abitava, Peterson cercò di fermarlo. Dissero che era saltato su un taxi chiedendo di seguirlo, ma non era vero. E comunque la decisione era stata presa: Cureton avrebbe giocato nei Detroit Pistons, la squadra della sua città. Erano altri tempi. Un giocatore poteva andarsene nella NBA, che non aveva legami con il resto del Mondo cestistico, e non renderne conto a nessuno se non a sé stesso. Cureton non fu il primo a farlo e neppure l’ultimo. Lasciò l’Olimpia senza il centro perché in Coppa non erano ammesse modifiche al roster a stagione in corso. In finale di Coppa delle Coppe contro il Real Madrid, Milano perse di un punto. Difficile pensare che con Cureton non avrebbe vinto.
In campionato tentò di rimediare in modo eclatante. Cureton andò a giocare a Detroit e l’Olimpia firmò la prima scelta dei Pistons, Antoine Carr da Wichita State. Giocatore prodigioso, avrebbe avuto anche nella NBA una carriera superiore a quella di Cureton. Ma era un ragazzo, un rookie, saltava e correva ma non poteva ancora essere Cureton. L’Olimpia quell’anno perse lo scudetto nella bella contro Bologna.
Nel 1989/90 quasi per sanare una ferita Cureton tornò a Milano a fine carriera. Venne accolto con benevolenza e anche l’illusione che sarebbe stato lo stesso Cureton di sei anni prima. Purtroppo non lo era più. Non lo era neppure la squadra che chiuse il suo ciclo d’oro degli anni ’80. Ieri Earl The Twirl, la Trottola, se n’è andato per sempre. A Milano è stato un fenomeno visto pochissimo tempo e ha lasciato più rimpianti che ricordi. Rest in Peace.
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