Davide Moretti è stato il protagonista della nuova puntata di “LBA Conversation”, raccontando sin da subito cosa voglia dire per lui giocare in una piazza storica per la pallacanestro come Pesaro: “La passione non è certo diminuita rispetto a qualche anno fa. Adesso per fortuna dopo il Covid si sta vedendo sempre più gente al palazzetto e la passione sta tornando piano piano a farsi sentire. Fa un bell’effetto perché sai di essere in una piazza storica e ti fa venire voglia di lasciare un segno”.
Poi il playmaker della Carpegna Prosciutto ha parlato dell’essere “figlio di papà” Paolo Moretti e di quanto questo gli sia pesato nel corso della carriera: “Quando ero più giovane lo sentivo molto di più come un peso, anche ad esempio nell’episodio di Pistoia in cui lui era allenatore e io esordii sotto la sua guida. Questa cosa non era ben vista da tutti quanti. Poi crescendo ho imparato a prenderlo come qualcosa di cui andare fiero e uno stimolo per migliorare giorno dopo giorno”.
C’è stato poi spazio per la scelta di andare a giocare negli Stati Uniti, al college: “Non mi sentivo comunque arrivato, avevo aspetti del mio gioco in cui potevo migliorare, sapevo che avevo del margine per poter crescere. Arrivò qualche offerta finita la stagione con Treviso ma non mi stimolarono più di tanto. Quindi decisi di andare una settimana negli Stati Uniti a visitare quattro college, tra cui Texas Tech (quello che poi ha scelto, ndr). Di ritorno da lì avevo capito che forse la mia strada era quella. Investire su di me mettendomi in mostra in un palcoscenico amplissimo come quello della NCAA e scommettere su me stesso lavorando tutti i giorni in quella che è la fabbrica per eccellenza di giocatori di basket”.
L’intera puntata, con gli interventi di papà Paolo, Cristiano Biagini e Daniel Donzelli, è disponibile su tutte le piattaforme di podcasting.
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