Intervistato dal settimanale “Sportweek” de “La Gazzetta dello Sport”, Nicolò Melli ha parlato dell’immagine più viva che gli tornerà agli occhi di questo Scudetto appena conquistato: “Per il rapporto che mi lega a lui, il premio di Mvp delle Finals a Gigi Datome. In alternativa, una cosa più “mia”: rivedere nella memoria me stesso con la coppa di campione d’Italia in una mano e mia figlia Matilde, due anni e mezzo, che tengo stretta a me con l’altra”.
Questo è uno dei momenti più belli della carriera di Melli, con dei “particolari” che rendono questa vittoria ancora più speciale: “Sicuramente il fatto di aver sofferto tanto durante tutta la stagione: una Eurolega cui tenevamo tanto e che non è andata come doveva e speravamo, gli infortuni, una chimica di squadra che in certi momenti non siamo riusciti a trovare o a ricreare… Tutte queste difficoltà amplificano ed esaltano il valore dello scudetto. Però, quando si vince mi piace concentrarmi sulle cose belle, perciò dico che, se oggi siamo qua, è anche per merito dei ragazzi che non hanno giocato, perché hanno sempre affrontato ogni allenamento con grande professionalità, energia e spirito positivo, alzando il livello delle sedute di lavoro quotidiane e la competitività all’interno del gruppo. Col loro impegno hanno costretto noi “titolari a dare sempre il massimo”.
A cosa è dovuto il rapporto speciale con Datome? “Abbiamo passato tantissimi momenti insieme, a Milano, in Nazionale, al Fenerbahçe, e questo aiuta a stringere un legame. È una persona leale e coerente e, anche nello sport, sono valori per nulla facili da trovare. Siamo stati compagni di camera nei ritiri della Nazionale e del Fener, non riesco proprio a togliermelo dalle scatole…”
Da capitano, Melli ha dovuto dimostrare più volte una certa maturità da leader del gruppo: “Quest’anno ho cercato di tenere il gruppo unito: non sempre ci sono riuscito, ma ci ho provato. Diciamo che sono maturo perché ho 32 anni e ho fatto tante esperienze. Ho conosciuto tanti “capitani”, e uno che mi ha certamente ispirato è stato Nikos Zisis, di cui sono stato compagno al Bamberg, in Germania. Mi ha insegnato tanto, dentro e fuori dal campo”.
La splendida finale contro la Virtus Segafredo Bologna ha sicuramente rilanciato il basket italiano: “L’Italia rimarrà sempre un Paese calciocentrico, ma mi sembra che le sette partite tra noi e la Virtus abbiano avuto buoni riscontri televisivi. Aiuta “passare” con continuità su più piattaforme e avere due squadre di alto livello, con giocatori forti. La cosa bella della Serie A, è che ci sono meno risultati scontati rispetto al resto d’Europa: in trasferta fai fatica comunque”.
Commenta
Visualizza commenti