Intervista sull’edizione milanese de La Repubblica per Nicolò Melli, che ha discusso a lungo della stagione biancorossa in Eurolega.
Sull’Efes e la stagione europea: “Sono i campioni. Una squadra che per esperienza, talento e profondità può battere chiunque. Le partite già vinte non contano, in una serie si può ribaltare qualsiasi pronostico o situazione. Veniamo da un’Eurolega ottima, tutto l’anno tra le prime quattro. Abbiamo perso qualche partita stupida e vinte altre non scontate. Seminando tanto: all’Olimpia, negli anni scorsi, vincere a Barcellona era un miracolo, ora è un obiettivo. E l’approccio delle nostre avversarie è cambiato. Manca solo un trofeo a coronare il nostro cammino”.
Sugli obiettivi: “Noi vogliamo vincere. Non sentirai mai nessuno contento di una semifinale, tutti guardano al bersaglio grosso, anche noi che non siamo i numeri uno d’Europa. Punti a cento, poi se ottieni novanta va bene. In Eurolega basta un tiro come quello di Punter l’anno scorso per cambiare tutto. Pensate a quanto ci mise il Cska per tornare a vincere, o il mio Fenerbahce, che quasi perdeva una semifinale con la sorpresa Zalgiris. L’obiettivo realistico è la Final Four, lì tutti ci proveranno”.
Sulla rivalità con la Virtus: “A Bologna eravamo rimaneggiati, che non è una scusa ma un fatto. Potevamo giocare meglio, ma speriamo di ritrovarli più avanti. Loro si sono rinforzati tantissimo, ma i cavalli vincenti si vedranno alla fine. Loro al momento davanti? È vero, ma la fase calda comincia adesso. Noi ai playoff di coppa, loro pure, in Eurocup, a partita secca, una formula stressante. E non dimentico Brescia, che ha fatto un campionato clamoroso. Comunque, per tornare alla rivalità, è bello che ci sia, come in tutti i campionati importanti: Real-Barca in Spagna, Oly-Pana in Grecia, EfesFenerbahce in Turchia. E spero che la Virtus torni in Eurolega”.
Sulle aspettative dei tifosi: “Da quando sono andato a giocare all’estero con i social ho smesso. Anche perché, lì ti notano solo se giochi bene. Ma in Italia ci sono 60 milioni di virologi e commissari tecnici, vuoi che non ci sia un milione di esperti Olimpia? Giusto così, fa parte del gioco. Io, in realtà, ho visto un tifo più partecipe e generoso rispetto al mio passato milanese”.
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