Ancora Trento – Reyer, ancora la BLM Group Arena.
La vigilia di Pasqua, sabato 3 aprile, gli di Walter De Raffaele sfidano la squadra del veneziano Emanuele “Lele” Molin in una partita che è diventata un “classico” e una bellissima rivalità sportiva.
Per comprendere meglio il peso delle sfide del recente passato basta pensare che nelle ultime tre edizioni dei playoff Umana Reyer e Dolomiti Energia Trentino si sono affrontate in serie thriller sempre decise all’ultima o penultima partita. Quindici partite playoff, ad iniziare dalla finale scudetto del 2017 vinta dalla Reyer di nuovo campione d’Italia, passando per la semifinale del 2018 in cui avanzò Trento e il primo turno del 2019, chiuso dall’Umana nella decisiva Gara5 dominata al Taliercio.
Diversi protagonisti si sono alternati in campo in queste epiche sfide, ma uno su tutti c’è sempre (o quasi) stato e altrettante volte è stato decisivo: Michael Bramos.
“Contro Trento è sempre una partita speciale, abbiamo battagliato tantissimo con loro negli ultimi anni. Sono cambiati giocatori e allenatori, ma la rivalità e la competizione rimangono sempre le stesse”. le parole di Michael Bramos autore del famoso tiro decisivo per la vittoria di Gara5 della finale (sul 2-2) 2017.
“Quel tiro è stato importante perché ci ha aiutato a vincere il nostro primo scudetto, ma quando sono arrivato la società era già impostata con un determinato tipo di cultura vincente. Probabilmente quel canestro ci ha ampliato le ambizioni e ci ha fatto capire che nulla è precluso o impossibile, in Italia e in Europa.
Cosa ricordo di quel canestro? Solo una forte emozione che ha attraversato tutto il mio corpo insieme al boato di gioia dei nostri tifosi. In quella partita non abbiamo mai avuto l’inerzia, la classica partita in cui il destino sembra che sia segnato e che sia impossibile da vincere. Siamo stati sotto tutta la gara, faceva caldo e io avevo giocato una brutta partita fino a quel momento. Quando Ariel (Filloy) aveva la palla, ho visto che era in difficoltà a trovare un compagno libero, mi son liberato dalla mia marcatura e il resto è storia”.
Oltre alla classe Bramos ha sempre dimostrato grande attaccamento alla propria squadra giocando sul dolore o in condizioni precarie come in Gara6 di finale del 2017, la cui mattina aveva 39 di febbre. Sembra un’era fa.
“E’ stata dura – ricorda Michael – Mi son svegliato e non mi sentivo bene, ma sapevo che era l’ultima partita, non riuscivo neanche a pensare a Gara7 perché non sapevo come avrebbe reagito e resistito il mio fisico. Durante la partita mi son completamente dimenticato di essere stato male, ma prima e dopo fu tosta, anzi solo prima perché trionfammo. E qualche ora più tardi nacque Lucas, il mio secondogenito, che gran periodo quello!”.
Michael Bramos sta procedendo con il suo programma di recupero dall’infortunio e seguirà i compagni fuori dal parquet: “Sarà importante continuare a mettere in campo il nostro spirito competitivo. Trento gioca sempre duro, è sempre una sfida di grande fisicità e per questo dovremo competere su questo fronte insieme all’esecuzione del piano partita che preparerà il nostro staff”.
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