Ettore Messina ha rilasciato una lunghissima intervista a Walter Fuochi de La Repubblica.
Questo un estratto della sua intervista.
Questa la prima domanda del giornalista: “Quel che fu vinto ieri e l’altro ieri oggi non conta. Voce di popolo. Questo allenatore non sa più dove mettere le mani”.
“Già bollito, come dicono a Bologna. Scudetto e Coppa Italia, la nostra bella accoppiata datata 2022 pare roba dell’altro secolo. Ma poi anche ora, senza Pangos, Shields, Datome, siamo secondi in Italia e indietro in Europa, vero, per vivi. Torneremo a giocare insieme e lì faremo il nostro”.
Messina che tornerà in panchina contro il Valencia dopo aver saltato per influenza il match contro il Monaco.
Questa la domanda di Fuochi.
“Stasera contro Valencia la Forum torni in panchina, laddove, assente per virus la sera della rimonta col Monaco, la battuta collettiva era scontata. Vinta perché non c’era lui. Confessa: ci hai pensato”.
Ci ho pensato per primo. Poi però ho guardato indietro. A più di trent’anni di panchine. E cioè, levando Nazionale e NBA, alle 23 stagioni nei club, ai 34 trofei vinti dalle mie squadre. Più di uno di media a stagione, gli ultimi due, appunto, pochi mesi fa. Ma so come funziona. Voce di popolo, dicevi. No. Minoranze rumorose a presidio di tastiere e siti aggressivi, perché i tanti che incontri per strada sono con te e i pochi haters strillano solo più forte. Tocca a chi fa un lavoro pubblico, sportivi, politici, artisti, ci si impara a convivere. E magari a spedire a chi istiga all’odio un paio di sane querele. Già in cammino”.
Sfida con Bologna
“La sfida con Bologna sul piano sportivo mi piace, le belle rivalità fanno bene a tutti e due squadre italiane in Euroleague ne sono un esito di cui essere contenti. Sul piano personale mi suscita anche amarezza perché a Bologna sono state lasciate dicerie su un potere che non ho, come quello di fermare i campionati per il covid, e si è generato un clima d’odio che non pensavo di meritare, dopo vent’anni meravigliosi, di vita professionale e non, in quel club e in quella città”.
Un passo indietro
“La sera che beccammo quei trenta punti dall’Efes, unico vero schianto di un anno di partite perse, ma sempre lottando, lo scoramento dilagava e in sala stampa dissi, scoratissimo anch’io, che da quel disastro avrei potuto trarre conclusioni doverose. Sbagliai e non lo ridirei, ma si è inesperti anche a sessant’anni. Se posso fare una battuta, mi spiace aver incoraggiato l’invio di qualche curriculum”.
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