Come riporta Sienafree, Nella giornata odierna i finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Siena hanno dato esecuzione a un’ordinanza applicativa di misure cautelari, emessa dal locale Tribunale, per il reato di bancarotta fraudolenta, nei confronti di due imprenditori, amministratori di diritto e di fatto, di una società sportiva dilettantistica, con sede a Siena, Mens Sana Basket 1871 s.s.d. a conclusione di una delicata attività d’indagine condotta dalla Guardia di Finanza del capoluogo e dalla locale Procura nella persona del Procuratore capo e di Silvia Benetti Pubblico ministero assegnatario del fascicolo.
In particolare, ai due amministratori Massimo Macchi, classe ’54 e Filippo Macchi, classe ’88 (padre e figlio) il primo nella sua qualità di amministratore unico e presidente del Consiglio di Amministrazione e l’altro quale amministratore di fatto della nota società cestistica senese, sono state applicate le misure interdittive del divieto temporaneo di esercitare imprese e uffici direttivi di persone giuridiche o imprese per la durata di un anno.
Sempre Sienafree aggiunge, attraverso appositi artifici contabili si contesta agli indagati di aver falsato i bilanci di esercizio per consentire alla società sportiva di avere un’immagine di solidità ed efficienza.
Tale pernicioso espediente è stato posto in essere grazie alla fittizia allocazione di poste di bilancio ad hoc ovvero l’indicazione di oltre 1 milione di euro di crediti del tutto inesistenti predisposti a nome di ignari terzi soggetti che hanno avuto il solo compito di mascherare una situazione finanziaria già compromessa mistificando una realtà fattuale e documentale totalmente diversa.
gli accertamenti bancari hanno consentito di evidenziare come oltre 370.000 euro, siano letteralmente spariti attraverso operazioni per contanti (prelievi bancari e per cassa) poste in essere dagli indagati ed a favore di società a loro stessi riconducibili. Non sono mancate altresì importanti divergenze fra gli incassi dichiarati alla SIAE (circa 240.000 euro) e quelli effettivamente incamerati nelle casse societarie (per euro 170.000) nonché la presenza di spese personali per alberghi di lusso, ristoranti, profumerie ed acquisti online eseguite dagli indagati a spese della società mediante carte di credito a questa intestati.
Infine gli indagati, avendo necessità di avere liquidità immediata, hanno portato all’incasso tramite il c.d. anticipo bancario, fatture false per prestazioni mai rese e disconosciute dai clienti, ottenendo indebitamente da alcuni istituti di credito ulteriore mezzo milione di euro circa.
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