Martin Schiller, coach dello Zalgiris Kaunas, ha parlato dei fattori per i quali la G League è un ambiente completamente diverso dal basket europeo e come mai gli europei siano generalmente prevenuti nei confronti della lega di sviluppo della NBA. Schiller, prima di approdare allo Zalgiris, ha trascorso tre stagioni in G League come allenatore dei Salt Lake City Stars, vincendo anche il premio di Coach of the Year nel 2019-20.
“Credo ci sia un atteggiamento di arroganza verso la G League, o meglio c’è arroganza da entrambi i lati. Arroganza dall’Europa verso gli USA, specialmente la G League che viene vista come una brutta pallacanestro dove le squadre non muovono la palla. Poi c’è arroganza dagli USA verso l’Europa, con diversi giocatori americani che credono che giocare e fare soldi in Europa sia una cosa facile. Certamente sono due stili di gioco diversi. La G League è fantastica. Perché gli europei hanno pregiudizi sulla G League? Perché il suo gioco e le dinamiche sono difficili da capire e ci sono diversi fattori da considerare. Hai roster profondi che cambiano di settimana in settimana, il che rende complicato stabilire una vera cultura di squadra. Hai giocatori che lottano per uscirne e fare il salto in NBA, vogliono registrare buoni numeri, quindi il gioco collettivo viene meno. Poi devi rispettare l’interesse della franchigia NBA alla quale sei legato: ci sono giocatori che ti vengono assegnati dalle squadre NBA e che devono giocare un determinato numero di minuti, un determinato numero di pick and roll e così via, per favorire il loro sviluppo individuale… Sono tutti fattori da prendere in considerazione per capire come mai il gioco della G League è differente da quello nostro. Ma dall’altra parte, la G League è un posto fantastico per crescere, nella giusta squadra, e un posto fantastico anche per gli allenatori perché ti trovi ad allenare in un ambiente organizzato in modo magnifico.”
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