Marco Ramondino, coach di Bertram Derthona, si racconta a Walter Fuochi di Repubblica: «Non è che si sceglie, càpita. Ci si inciampa, benedetto quel giorno. Studiavo Economia e allenavo ragazzi, fu Capobianco a volermi con sé a Jesi. Dieci esami alla laurea, capii lì che non sarebbe più arrivata».
SU DERTHONA
«Io sono felice di starci, in questa contraddizione, a condividere la voglia di salire di tutto l’ambiente. C’è ambizione, non presunzione, l’anno prossimo faremo una coppa europea, dopo avervi rinunciato quest’anno, per misurarci anzitutto con noi stessi, passati in 13 anni dalla Serie C alle semifinali scudetto, solo gli ultimi con Gavio. Del nostro patron si dice che potrebbe presentarsi sul mercato a chiedere i migliori. Quello che conosciamo noi resta la persona umile, realista, alla mano, che fa i passi secondo la gamba e con la quale ci confrontiamo nel rispetto delle reciproche autonomie. Tortona non può offrire ai giocatori gli stimoli della grande piazza, ma chi viene sta volentieri, il clima di famiglia paga».
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