Marco Belinelli protagonista sul Corriere della Sera nei giorni del boicottaggio delle gare NBA e della protesta a difesa dei diritti civili degli afroamericani.
SUL RAZZISMO NEGLI USA
«Gioco in Nba da 13 anni e vorrei continuare a farlo. Essere un giocatore mi ha permesso di conoscere realtà molto diverse. Poi vedi certe immagini, leggi di certi episodi, e ti rendi conto che tutto è molto diverso da come lo vedi da lontano. Per esempio, alcuni miei compagni mi hanno raccontato di episodi di cui sono stati protagonisti loro malgrado. E solo a causa del colore della loro pelle. Ed essere stelle del basket non li ha aiutati».
SUL RAPPORTO CON LA POLIZIA
«Sono racconti privati, quindi non starò qui a spiegarli. Però capisco perché se sei afroamericano hai paura della polizia. Ci nasci, con la paura della polizia. E noi bianchi non possiamo capirlo»
SU NBA E POLITICA
«Credo che lo sport abbia un potere enorme. Noi atleti dobbiamo essere i primi ad amplificare certe storture attraverso le nostre piattaforme. I confini non esistono più. Lo abbiamo visto con George Floyd, quando tutto il mondo si è inginocchiato. Un poliziotto che spara nel Wisconsin è anche un problema nostro, non solo del Wisconsin. Noi sportivi abbiamo un peso: dobbiamo sfruttarlo»
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