Gaia Bianchi racconta a Fabrizio Fabbri de Il Corriere dello Sport suo figlio, Nico Mannion. Ecco alcune sue dichiarazioni.
SULLA NASCITA
«A dodici ore dal parto arrivò il medico che lo aveva fatto nascere, mi disse che rischiava di non farcela: era stato infettato dallo streptococco B. Furono momenti terribili. Ma Nico era già forte e testardo, come adesso. Decise di vivere».
SULLO “SCAMBIO” CON MICIC
«Al di là dello “shut up”, stai zitto, che gli ha urlato in faccia, e che avete visto tutti in tv, c’è dell’altro. Qualche azione prima Micic aveva segnato un canestro battendo Nico e tutto il palasport ha iniziato a urlare Mvp, Mvp verso il proprio idolo. Io ho visto la faccia di mio figlio: sapevo che non sarebbe finita lì. Un paio di azioni dopo è stato lui a bruciarlo segnando un canestro pazzesco. E ho notato che gli sussurrava qualcosa. A fine partita ho saputo il contenuto: “Ehi – ha detto al serbo -, per te sarà una lunghissima notte…”».
SUL DRAFT NBA
«Era da prime dieci posizioni del draft, poi qualcosa è cambiato. E’ stato chiamato al secondo giro dove i giocatori possono anche rifiutare la chiamata di una franchigia. Così ha fatto Nico per due volte, perché sapeva che lo voleva Golden State. Lui aveva deciso di essere allenato da Steve Kerr e di giocare con Curry e Green».
SULLA NAZIONALE
«Sono nata nello sport e non mi piacciono insulti o critiche inutili. Come quelle che tanti leoni da tastiera hanno rivolto ai compagni di Nazionale di Nico che hanno rinunciato alla convocazione. Che ne sanno, dal divano di casa, dei motivi e della sofferenza di quei ragazzi? Il dolore più grande per un atleta è non esserci. E la qualificazione per Tokyo della Nazionale è anche per loro».
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