L’utilità di una efficace difesa a zona (di Luca Banchi)

Coach Luca Banchi analizza l'importanza di una efficace difesa a zona partendo dallo Zenit San Pietroburgo, passando per l'Olimpia Milano e chiudendo con i Miami Heat di Erik Spoelstra destinati a far tendenza in un prossimo futuro in NBA.

Mentre questa anomala stagione cestista prosegue tra tante turbolenze le squadre cominciano a mostrare un’identità più definita e mettere in tavola armi tattiche fin qui inutilizzate o non ancora pienamente esplorate.

Approfitterò allora di quanto visto recentemente per condividere l’utilità per ogni squadra di arricchire il proprio arsenale difensivo non solo con una consistente difesa individuale (metà campo, tuttocampo, con scelte tattiche variabili contro il pick&roll) ma anche con la difesa a zona, sottolineando come, se ben eseguita, possa offrire la possibilità di arginare la fluidità offensiva obbligando i propri avversari a cambiare prospettiva disinnescando giochi a due ed isolamenti, proteggendo difensori “vulnerabili”(per caratteristiche o situazione falli)e riuscendo talvolta a ribaltare totalmente l’inerzia di una gara.

Le prime clip si riferiscono alla gara di Eurolega tra Zenit San Pietroburgo ed Olympiacos dove la squadra russa, complice il lungo periodo di inattività causa contagi, ha faticato tantissimo a trovare il ritmo-partita accumulando un pesante scarto che al 30° minuto recitava un eloquente -15.

Coach Pascual ha intuito che servisse creare una frattura nel piano partita per pensare di riacciuffare una gara che sembrava definitivamente compromessa ed ha utilizzato il timeout lungo di fine terzo periodo per scegliere un quintetto non convenzionale senza centri e senza playmaker, panchinando un evanescente Pangos, ma sopratutto dirottando su una difesa a zona 3-2 match-up mai utilizzata fino a quel momento né in Eurolega né in VTB.

Nella clip 1 possiamo apprezzare l’aggressività della prima linea difensiva e la mobilità di Poythress e Zubkov, molto attivi nel rallentare la circolazione di palla fino al recupero generato dall’intervento di Ponitka, miglior difensore della squadra e sapientemente schierato sulla punta della zona per contrastare le iniziative di Sloukas e Spanoulis, migliori “ball-handlers” dell’Olympiakos.

 

L’efficacia di questo primo possesso ha avuto l’effetto di disorientare l’attacco greco(hanno segnato solo 6 punti nei primi 7’ del periodo) ed elevare lo sforzo dello Zenit generando un rapido recupero.

Nella clip 2possiamo constatare  la consistenza di Zubkov sull’1vs1 di Printezis, base imprescindibile di ogni tipologia di difesa (individuale o zona) ,oltre alla perfetta rotazione del lato debole dove Ponitka ed Hollins possono garantire densità difensiva grazie alla loro statura contro tagli ed a rimbalzo (perfetto il tagliafuori su Martin, uno dei migliori rimbalzisti offensivi d’Europa).

 

La clip 3 esalta uno dei gesti più spettacolari di inizio stagione sancendo di fatto il successo dell’Olympiakos ed evidenzia alcuni aspetti offensivi e difensivi che vorrei sottolineare:

1- La contemporaneità dei tagli di Martin (che trascina Ponitka in area generando un primo mis-match) e Vezenkov la cui pericolosità dall’arco obbliga Hollins a marcarlo con aggressività “distorcendo” l’allineamento difensivo.

2- Il passaggio di ribaltamento che genera un secondo mismatch, stavolta sul perimetro, con Poythress colpevolmente passivo(dura far capire ad un nuovo arrivato che avrebbe avuto ancora un fallo di squadra da spendere piuttosto che concedere una penetrazione a McKissic con la sua mano favorita). Anche nella zona esistono meccanismi di sostegno che permettono di minimizzare gli errori dei compagni ed Hollins in questo possesso è colpevole di non aver seguito il movimento della palla con un tempestivo balzo verso il gomito(“plug move”) che avrebbe potuto creare densità difensiva scoraggiando l’iniziativa dell’ex Pesaro.

 

Recentemente Milano ha sfoderato la propria difesa a zona 2-1-2 dandomi lo spunto per condividere alcune riflessioni sulle caratteristiche di questa zona e le opportunità che può offrire.

La clip 4 evidenzia come lo staff milanese possa decidere di schierarsi a zona sulle rimesse disattivando catene di blocchi e situazioni speciali e lasciando agli avversari 14” o meno sullo shot clock per costruire un tiro.

Caratteristica principale dello schieramento è l’inversione delle linee difensive ovvero le ali sono schierate in prima linea (garantiscono ingombro e pressione fisica sui ball-handlers oltre a migliori accoppiamenti sui cambi successivi a blocchi sulla palla) mentre le guardie sono schierate in seconda linea per sfruttarne la rapidità accorciando i close-out e le rotazioni (serve però chiedere un extra sforzo ai piccoli per compensare eventuali gaps fisici a rimbalzo sopratutto con Rodriguez e Moretti).

 

La clip 5 dimostra come la zona possa permettere a Milano di colmare eventuali gap difensivi “proteggendo” difensori vulnerabili (disattivare isolamenti) e schierare quintetti versatili (più minuti a Datome e Brooks da #3)senza pagare dazio contro avversari più rapidi e mobili ma imponendo altresì taglia, fisicità e versatilità.

 

Concludiamo con una clip dedicata alla squadra che ha ispirato la scelta di questo schieramento ovvero i Miami Heat destinati a far tendenza in un prossimo futuro in NBA.

La squadra di coach Spoelstra è stata quella che più e meglio di ogni altra ha utilizzato la zona sopratutto durante l’ultimo play-off passando dall’11% al 16% dei possessi contrariamente ad una media delle altre squadre che non ha superato il 4% (i campioni di LAL hanno totalizzato solo il 2% totale dei possessi)!!!!

Nella clip 6 e 7 vediamo come la prima linea sia formata da Butler e Jae Crowder (in alternativa ad Igoudala) capaci di imporre la propria fisicità sulle iniziative di Tatum supportati ovviamente dall’intimidazione di Adebayo.

 

Nella clip 8 possiamo apprezzare il coordinamento dell’intera squadra (prima e seconda linea della zona 2-1-2)che può sfruttare la rapidità di Tyler Herro e la sagacia tattica di Goran Dragic per garantire efficacia su rotazioni e close-out fino a generare l’errore di Wanamaker.

Credo sia giusto costruire la propria identità difensiva su una solida, coriacea ed efficace difesa individuale ma a mio modesto parere avere nel proprio arsenale un’alternativa come la zona può offrire alle squadre ulteriori possibilità che ho cercato, parzialmente, di elencare.

La scelta dello schieramento dovrà ovviamente essere dettato dalle caratteristiche dei propri giocatori in modo tale da esaltarne le caratteristiche mascherandone, dove possibile, le criticità.

Alla prossima

Luca Banchi