Luis Scola: Io non sono un dittatore. L’anno prossimo proveremo ad alzare l’asticella

Luis Scola: Io non sono un dittatore. L’anno prossimo proveremo ad alzare l’asticella

L’amministratore delegato di Pallacanestro Varese, Luis Scola, ha incontrato la stampa locale in data odierna

L’amministratore delegato di Pallacanestro Varese, Luis Scola, ha incontrato la stampa locale in data odierna. Ecco alcuni passaggi ripresi da varesenoi dove trovate tutte le dichiarazioni.

SULLA STAGIONE

«È stata una stagione difficile, un anno strano, a livello nostro interno e a a livello generale. La particolarità è stata che le due squadre che salgono dall’a2 di solito hanno un budget piccolo e giocano per salvarsi o per i playoff se sono davvero brave, ma normalmente non hanno risorse per fare una stagione da protagoniste».

SULLA SUA GESTIONE

«Non sono io, lo abbiamo detto cento volte, uno che arriva e che fa tutte le decisioni. Noi sicuramente ci guarderemo indietro e vedremo cosa abbiamo sbagliato e cercheremo di sistemarlo. Ma lo facciamo sempre, ogni mese, non solo ogni anno. Progetto fallito? La nostra missione è a lungo termine, sono sempre stato chiaro Nessuno al nostro interno si augurava di essere qui oggi a lottare per il campionato: non siamo ancora a questo livello. L’anno prossimo proveremo ad alzare l’asticella: arrivare ai playoff, come abbiamo detto quest’anno e siamo stati criticati per questo, significa salvarsi».

SUI FATTI CON CREMONA

«È stato un giorno brutto per tutti, ma sono cose che succedono. L’altro giorno ho visto la lettera che aveva scritto Arcieri dopo quanto successo con i tifosi a Trieste, ed è stata molto bella. Noi non abbiamo fatto una dichiarazione come quella, ma mi ha portato a fare una riflessione di quali sono i limiti: il fatto che uno paghi il biglietto non dà la possibilità di poter insultare. Nello sport ci sono limiti che nello purtroppo non sono sempre ben marcati».

SULLA STAMPA

«Per prima cosa io non sono un dittatore: non dico io all’allenatore come giocare, non ho un algoritmo segreto, non decido i giocatori, non ho portato mio figlio in prima squadra, non voglio far retrocedere la squadra, non sono venuto qui a decidere tutto. Altre cose che non hanno nessun senso? Che noi non difendiamo apposta, che c’è un algoritmo che non ci permette di difendere, che facciamo attacco per vendere più biglietti… Tutto non vero. Io non sono così, abbiamo un team di lavoro, non siamo americani, io sono argentino. Se volete criticare quello che facciamo ci sta, ma non criticate ciò che non facciamo».

SULLA COPPA EUROPEA

« L’anno scorso ho chiamato personalmente l’amministratore delegato della Fiba per la wild card e lui mi ha risposto che era necessario non arrivare nell’ultimo terzo dell’anno scorso. Quest’anno abbiamo finito 12esimi e siamo sotto quel limite. Cercheremo di farla lo stesso, vedremo se nelle regole è cambiato qualcosa».