Vista l’accoglienza ricevuta in città, durante la presentazione ufficiale della squadra dello scorso mercoledì 18 settembre al PalaCarrara, e anche al Trofeo Lovari di Lucca con tantissimi bambini che lo hanno accerchiato in caccia di un autografo o una foto, l’impatto con l’Italia per Eric Paschall non può che essere stato positivo. E, al termine della prima settimana a Pistoia, è arrivato il momento della sua presentazione (contestuale alla presentazione di un nuovo Silver Sponsor del club, ovvero Spazio Zerocento di Stefano Ligato che comparirà sui pantaloncini da gara per tutta la prossima stagione): per lui una sorta di ripartenza, dopo il periodo di inattività (“mi sono dedicato a tempo pieno a fare il padre, ma adesso per me questa è una occasione molto importante per ripartire”) avendo alle spalle una carriera di altissimo livello fra Ncaa e Nba.
“Le differenze che ci sono qui rispetto all’Nba sono sicuramente tante, ad iniziare dal numero di partite che dovremo giocare – dice Eric Paschall – in Europa c’è un altro stile di gioco dove ognuno di noi deve essere orientato maggiormente verso la squadra perché ognuno deve portare il proprio mattone mentre in Nba c’è una stella più importante e gli altri devono adeguarsi a giocare intorno a lui. Per la mia esperienza ad alti livelli in America, sia Nba che Ncaa, mi viene chiesto di essere un leader, dimostrare quello che so fare e sfruttare il mio bagaglio tecnico essendo anche stato allenato da coach molto importanti nel corso della mia carriera. Il leader, però, lo dovrò fare anche fuori dal campo che sarà ugualmente importante”.
Dopo la firma ai primi giorni di agosto, c’è voluto più di un mese per vederlo calcare il parquet del PalaCarrara: per lui sono tantissime le cose da sapere e da scoprire ma ha già capito quanto sarà fondamentale l’apporto dell’ambiente che circonda la squadra.
“Sono qui solo da una settimana, ma è molto bello come la città è presa dalla pallacanestro e la ama – prosegue il numero 5 di Estra Pistoia Basket – è un po’ che non gioco ma il basket è come andare in bicicletta, quando lo sai fare basta rimettersi in moto. Io ho sempre avuto grande fiducia in me stesso e continuo ad averla anche adesso che sono tornato a calcare un parquet: non penso che, qui a Pistoia, sia la mia ultima chance per rilanciarmi visto che sono ancora giovane e non ho 35-36 anni e mi trovo a fine carriera. Avrò altri campionati da giocare, anche se ovviamente ritengo sia un’opportunità di ricominciare a giocare ad un certo livello. Per quanto mi riguarda, non abbiamo mai giocato insieme prima di pochi giorni fa e quindi è normale che abbiamo bisogno di conoscerci e di un po’ di tempo per migliorare: questo si può fare soltanto con gli allenamenti, capire i nostri punti forti, quelli deboli e poi cercare di salire sempre più di livello. Io mi sento bene, sento il feeling giusto e penso che nel giro di un paio di settimane posso essere al top della condizione, anche perché nella prima partita di campionato potrò capire quello che è il livello del campionato. Posso dire che, oramai, mi sento come il vecchio Eric, quello che giocava prima di fermarsi quando ho deciso di fare il padre a tempo pieno dopo la nascita di mio figlio”.
Per un giocatore dal suo passato, fra il titolo Ncaa vinto e le stagioni in Nba soprattutto a Golden State, non si sono sprecati gli attestati di stima e vicinanza di tanti amici contenti di rivederlo nuovamente in campo.
“Molti compagni mi hanno scritto e cercato, da Josh Hart a Mikal Bridges (suoi amici e compagni a Villanova in Ncaa, ndr) per augurarmi tutto il meglio possibile per questa nuova avventura – conclude Eric Paschall – mi ha fatto molto piacere: inoltre, nella prossima partita amichevole contro Cremona (palla a due domani, sabato 21 settembre, ndr) ritroverò un altro mio compagno di college da avversario come Phil Booth.
Arrivato in Italia, infine, ho subito visto tanta partecipazione: questa cosa mi fa molto piacere ed avere questo entusiasmo intorno è molto importante. Succedeva questo anche quando ero a Golden State, ma devo dire che non mi arriva soltanto dai bambini ma anche dagli adulti e questo è fondamentale perché vuol dire che i tifosi ci tengono molto alla squadra e ti fanno sentire una forza che ti spinge alle spalle e che può soltanto aiutarci”.
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