Lettera aperta: il parere di chi allena i giovani

"Non sempre tutto quello che è legale è pure eticamente corretto"

Fra gli effetti del Covid c’è anche quello di aver provocato le coscienze degli allenatori, ponendoli di fronte al dubbio se, indipendentemente dalle disposizioni governative e dalle interpretazioni federali, sia più giusto tutelare la salute dei giovani piuttosto che sperare nella prosecuzione dell’attività di allenamento e nell’inizio dei vari campionati giovanili.


Tralasciando di soffermarsi sulla poca chiarezza con cui nell’ultimo DPCM viene affrontata la problematica dell’attività sportiva, peraltro non del tutto chiarita dalla successiva nota della Fip, alcune riflessioni posso essere fatte.


Il virus non fa distinzioni; come la livella di Totò mette sullo stesso piano il professionista, il giovane ed il bambino che pratica il minibasket. Eppure per i professionisti sono obbligatori tamponi periodici, tutti gli altri si possono allenare e giocare purché venga prodotta un’autocertificazione settimanale. Unica limitazione per il settore minibasket per il quale è prevista un’attività in forma individuale (espressione che andrebbe comunque chiarita) e con il rispetto del distanziamento.


Quale differenza rispetto al rischio di contrarre il virus fra i bambini del minibasket ed i ragazzi del settore giovanile, a partire dagli under 13 che sono fra l’altro anagraficamente attigui agli esordienti?
Il mondo scientifico è unitamente concorde nell’affermare che gli strumenti più efficaci per scongiurare o almeno limitare la diffusione del Covid sono l’uso della mascherina, l’igiene delle mani ed il distanziamento; nessuna di queste tre condizioni è attuabile in una normale seduta di allenamento: la mascherina non si può usare, il contatto è inevitabile, il solo passarsi la palla pregiudica l’igiene delle mani. Eppure vengono consentiti sia gli allenamenti sia le partite. La spiegazione è semplice: una società non professionistica non può sostenere i costi dei tamponi, per cui si accetta il rischio, sicuramente maggiore, che si possa contrarre il virus. Sulla pelle dei giovani giocatori!


L’indirizzo degli ultimi DPCM è principalmente rivolto a limitare quelle situazioni sociali in cui si possono creare assembramenti; una partita di basket è già di per se un assembramento, ancor più pericoloso se disputata da giocatori che non hanno avuto alcuna protezione.


Non solo, una trasferta, soprattutto a livello giovanile, viene fatta di solito trasportando i giocatori con piccoli pulmini o con le autovetture dei genitori, in entrambi i casi i giocatori ed i loro accompagnatori sono a stretto contatto: altra situazione a rischio.


Pertanto, in conseguenza di quanto esposto, si richiede agli organi competenti di valutare se non sia opportuno rinviare l’inizio dei campionati giovanili ed alle società, in accordo con i propri allenatori, di far svolgere attività con regole di allenamento che limitino al minimo il rischio di contagio (numero di giocatori, distanziamento, procedure, etc.).


Con la speranza che un atteggiamento di maggiore prudenza rispetto a quanto consentito possa contribuire a scongiurare il rischio di una chiusura totale dell’attività che risulterebbe maggiormente penalizzante per i nostri ragazzi.


Siamo tutti convinti dell’importanza dello sport, in special modo per il benessere psicofisico dei praticanti, sappiamo benissimo che a maggior ragione in un periodo che destabilizza soprattutto i più giovani, l’attività sportiva può assumere un valore fondamentale. Riteniamo però che fra i valori più importanti dello sport ci sia il senso di collettività che deve sempre prevalere, senza sconti, sull’interesse di un individuo o di una singola categoria.
Siamo chiamati ad una responsabilità collettiva che, così come nel gioco di squadra, dipende dai comportamenti e dalle scelte di ciascuno.


La tutela della salute dei tanti ragazzi che amano la pallacanestro deve essere posta al primo posto e non possono esserci dubbi fra quello che è permesso fare e quello che è giusto fare; perché non sempre tutto quello che è legale è pure eticamente corretto.

FIRMATO

Massimo Antonelli
Michele Pellegrino
Pietro Mastrototaro
Fabrizio Baffetti
Francesco Mazzoni
Andrea Menozzi
Alessio Fioravanti
Piero Musumeci
Luca Baroni
Franco Gatta
Carlo Colella
Cristiano Biagini
Giuseppe Cotroneo
Francesco Losito
Giulio Besio
Edoardo Casuscelli
Mario Breschi
Maurizio Mosti
Luca Laganà
Luca Ansaloni
Massimo Olivieri
Andrea Padovan
Giordano Consolini
Elefterios Zafiri
Daniel Rossin
Stefano Dellacasa
Alessio Marchini
Stefano Marisi
Simona Pronestì
Giacomo Genovese
Francesco Donnarumma
Giuseppe Terrasi
Rosario La Rosa
Umberto Vezzosi
Andrea Bianca
Giovanni Monda
Federico Danna
Anna Fantini
Gabriele Grazzini
Antonio Cannella
Davide Diacci
Marco Malavasi
Alfio Occhipinti
Guido Saibene
Thomas Miani
Gianluca Gamma
Giuseppe Di Manno
Silvio Moretti
Sandro La Rocca
Antonio Pampani
Roberto Ferrandi
Giulio Cadeo
Marco Rossetti
Pietro Aiello
Alessio Fioravanti
Guido Restanti
Sandro Iori
Enrico Montefusco
Massimiliano Milli
Marco Sanguettoli
Luca Bertozzi
Luigi Salzano
Tommaso Della Rosa
Marco Cornaghi
Gaetano Gebbia
Claudio Carofiglio
Sebastiano D’Agostino
Pasquale Iraca’
Massimo Angelucci
Luca Civinini
Davide Iemmi
Francesca Ambrogio
Marco Evangelisti
Francesco Raho