di Riccardo Crisci
Il diciottesimo turno di Eurolega è da poco concluso e tra i risultati balza agli occhi il successo dell’Unics Kazan contro i campioni in carica dell’Efes Istanbul. In tanti, nel leggerlo, provano quasi un senso di riscatto: il 111-109 del turno precedente con cui i russi erano usciti sconfitti dal campo della corazzata Barcellona dopo un tempo supplementare, infatti, non era letteralmente andato giù ad ogni appassionato, lasciando quasi un senso di ingiustizia che assale dopo ogni epilogo del genere, quando questo non sorride alla sfavorita di turno mai doma fino alla fine.
Questo avviene a maggior ragione quando si parla dell’Unics, squadra che ha creato un legame profondissimo non solo coi suoi tifosi ma con ogni amante del Gioco, che non può non cogliere intensità e energia sprigionate partita dopo partita dai russi. Nei quali a fare da motore c’è una vecchia conoscenza del nostro campionato: John Brown III. La vera e propria miccia per tutti i compagni, il trascinatore del gruppo, un mix di energia e fisicità con effetti altamente contagiosi su tutto il suo contorno.
Lo sanno bene a Roma, lo sanno bene a Treviso, e soprattutto lo sanno bene a Brindisi, le tre città che hanno accolto l’inizio della carriera professionistica di questo ragazzo nato a Jacksonville, in Florida, nel lontano 1992, che da allora non ha mai smesso di scalare gradini verso l’alto, superando ogni tipo di limite fisico che nei primi anni gli veniva posto come “insuperabile” se voleva giocare ai massimi livelli in un ruolo come il centro, che da sempre fa rima con centimetri e stazza.
La storia stessa del suo approdo al college di High Point, che per primo inizia a dare visibilità internazionale al nostro protagonista permettendogli di giocare nella Division 1 dell’Ncaa e misurarsi contro alcuni dei migliori prospetti al mondo, è una testimonianza della sua prepotente ascesa: quando un membro dello staff assiste per caso ad una partita liceale a Jacksonville viene letteralmente folgorato dall’intensità fisica del ragazzo. In quel momento John Brown inizia davvero il suo percorso. Dopo aver completato tutti i 4 anni di formazione e non aver ricevuto nessuna chiamata né al primo né al secondo giro del Draft Nba 2016, sorvola l’oceano Atlantico per atterrare a Roma ed unirsi alla Virtus in Legadue. Il giovane dirigente che gli mette il biglietto in mano si chiama Simone Giofrè, e questo dettaglio tornerà più avanti.
La società è ambiziosa, e punta nel minor tempo possibile alla risalita nella massima serie. Sono anni in cui la concorrenza nella seconda serie italiana è più agguerrita che mai, complice anche una formula che rende la lotta per la promozione una vera e propria battaglia in cui basta davvero poco per vedere sfumare i propri sogni di gloria. Non è dunque difficile provare a immaginarsi le perplessità che nascono tra i tifosi legate alla scelta di affidare un ruolo tanto cruciale ad un giocatore appena uscito dal college e che sfiora a malapena i 200 cm di altezza per neanche 100 kg di peso.
Il debutto stagionale è tra le mura di casa. Di fronte la Moncada Energy Agrigento, nella prima partita di John tra i professionisti. È anche la prima partita lontano da casa e l’esordio di fronte ai propri nuovi tifosi. La prima scintilla vale 24 punti, 3 rimbalzi, 1 assist, e soprattutto la vittoria per 78-73.
Seguono altri due successi di fila, dove fa registrare rispettivamente 22 punti 9 rimbalzi 1 assist in una, e 20 punti 8 rimbalzi 1 assist nell’altra. L’amore tra i tifosi e il giocatore ormai è divampato.
Chiuderà la stagione a 19.9 punti, 8.3 rimbalzi e 1.8 assist di media. La Virtus Roma non riuscirà ad ottenere la promozione quell’anno, ma tutti sanno chi ringraziare anche solo per aver lottato fino alla fine.
Nella Capitale tutti lo vorrebbero rivedere ancora una stagione, ma John si sposta più a Nord, precisamente in Veneto, alla corte di un’altra nobile piazza con grandi ambizioni, la Pallacanestro Treviso.
Difesa asfissiante ed energia straripante, anticipi e fughe in contropiede, rimbalzi e dinamismo sono ancora una volta una costante per un giocatore ormai punta di diamante in una serie che ormai in tanti iniziano a credere gli stia davvero stretta. John non ha altro da dimostrare a questo livello, ma in pochi si fanno avanti con convinzione: il tasso fisico è notevolmente superiore in Serie A, ed un centro di due metri scarsi per neanche 100 chilogrammi di peso appare una scommessa troppo pesante da sostenere.
É a questo punto della storia che il destino decide di tendere una mano per aiutarlo a salire questo importante gradino. A Brindisi si è appena concluso il primo anno da capo allenatore di Francesco “Frank” Vitucci. La squadra si è salvata per un soffio, e la stagione si è conclusa con un terzultimo posto che offre l’occasione perfetta al coach veneziano per far resettare tutto, ed iniziare un percorso in controtendenza per una squadra che non appartiene alle cosiddette “grandi piazze” del basket italiano e che secondo i canoni classici dovrebbe solo pensare a salvarsi, e nulla più. Viene chiamato per il ruolo di direttore sportivo Simone Giofrè, proprio colui che per primo aveva portato John Brown in Italia.
La visione è comune: costruire un’identità solida, prima ancora di una squadra attrezzata per la salvezza.
E per farlo servono pazienza, tempo e soprattutto determinate caratteristiche che la compagine pugliese renderà negli anni i suoi tratti più riconoscibili: lealtà, senso del dovere e del sacrificio, affiatamento, ambizione.
L’identikit è tracciato, e con ancora l’esaltante stagione romana negli occhi, Simone Giofrè non ci mette molto ad alzare la cornetta ed a mettere nuovamente un biglietto in mano a John Brown direzione Brindisi.
Vitucci non solo non sembra badare a quei presunti limiti fisici che in tanti sottolineavano in relazione ad un possibile approdo in massima serie del nostro protagonista, ma anzi, decide di plasmare la squadra attorno alle caratteristiche del suo nuovo centro. Difesa in grado di togliere il respiro agli avversari, controllo dei rimbalzi e delle linee di passaggio, travolgenti fughe in contropiede e transizioni precise.
E poi il gruppo. Il concetto di squadra nella sua massima espressione. Una torta amalgamata con questi ingredienti trova in John Brown la sua ciliegina perfetta.
Brindisi passa in una stagione sola da 9 vittorie a 18, dal terzultimo posto al quinto, in piena zona play off.
Il ragazzo da Jacksonville vive una continua ascesa nonostante attorno a lui si sia alzato drasticamente il tasso competitivo e fisico degli avversari. Ruba palloni, schiaccia in testa a giocatori più alti di lui, cattura come pochi altri i rimbalzi, è benzina sul fuoco per compagni e tifosi. Nei due anni di permanenza a Brindisi John raggiunge sempre i playoff, gioca per la prima volta una coppa europea (la Basketball Champions League) e soprattutto due finali consecutive di Coppa Italia, mostrando qualità che iniziano a ingolosire sempre di più i top club europei.
La spunta in estate l’Unics Kazan, nella remota e fredda regione del Tatarstan, squadra che punta dritto al ritorno in Eurolega attraverso l’accesso che l’Eurocup garantisce alle squadre finaliste del torneo, e di cui ricopre il ruolo di direttore sportivo un ex grande giocatore italiano che per ovvie ragioni segue molto da vicino il campionato italiano: Claudio Coldebella.
Altro salto competitivo verso l’alto richiesto, un ulteriore gradino da salire, altri presunti limiti da superare. John sale paurosamente di colpi giornata dopo giornata. Supera alcuni alti e bassi iniziali, ed una volta approdato ai play off di Eurocup riemerge in tutto lo strapotere ammirato nel periodo brindisino. L’atletismo e la potenza fisica sono quelle di sempre, a cui aggiunge un efficace jumper dalla media costruito già in Puglia e sempre più affidabile. Cambia il contesto, crescono le sfide, ma lui è sempre all’altezza. Non vinceranno la coppa, ma riescono ad approdare a quella finale che significa una cosa sola: Eurolega, il massimo livello in cui misurarsi in Europa.
La campagna acquisti è importante, competere a quel livello richiede un adeguamento al roster notevole, quasi tutti i componenti della squadra vengono ceduti per esser sostituiti da giocatori di maggiore esperienza. Anche il coach viene sostituito preferendo l’esperto Velimir Perasovic.
John Brown III resta dov’è però, perno anche del nuovo corso, e diventa il centro titolare dell’Unics.
La stagione inizia con qualche difficoltà fisiologica per una squadra nuova e con automatismi collettivi da trovare, ritrovandosi in fondo alla classifica con una sola vittoria nelle prime 5 sfide, salvo poi inanellarne 9 nelle successive 11, balzando nei piani alti a ridosso delle storiche corazzate.
Uno dei motivi di questo cambio di rotta è proprio lui. Che in poco tempo fuga ogni dubbio sulla capacità di incidere salendo ulteriormente di livello in Europa puntando sulle solite ormai consolidate qualità.
John è primo in tutta la competizione per palle recuperate a quota 2.72. Il secondo, Pierria Henry, è più in basso a 1.89.
Nel diciassettesimo turno di Eurolega l’Unics Kazan sbarca a Barcellona per sfidare i padroni di casa primi in classifica in un match che, ancora una volta, sulla carta non avrebbe storia. Sfiora la vittoria dopo aver comandato l’incontro per la maggior parte del tempo, cedendo solamente dopo un tempo supplementare, grazie proprio all’impatto devastante di Brown che segna 21 punti, cattura 5 rimbalzi e soprattutto recupera 5 palloni di pura intensità.
Nel turno successivo arrivano a far visita a Kazan i campioni in carica dell’Efes Istanbul.
L’occasione per il riscatto è davvero ghiotta e questa volta l’energia che John sprigiona impatta anche sul risultato finale: 20 punti, 3 rimbalzi, 2 assist e soprattutto, di nuovo, 5 palle rubate.
A fine settimana arriva anche il premio di MVP of the Week. Un premio meritato e a suo modo la consacrazione per un giocatore entrato nella seconda lega più competitiva al mondo scalando gradino dopo gradino dal basso e diventato oggi uno dei più determinanti centri su ambo i lati del campo dell’interno torneo.
Dal college, passando per Roma e Treviso in Legadue, a Brindisi in Serie A, a Kazan in Eurocup, ed oggi in Eurolega, la storia non cambia. John Brown continua a superare i suoi limiti.
Cambia il contesto, crescono le sfide, lui è sempre pronto.
No limits for John.
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