Il terzo ospite di “LBA Conversation” è stato Nicola Akele della Nutribullet Treviso. Il lungo veneto ha raccontato a Gaia Accoto e Niccolò Trigari la propria vita e la propria carriera, partendo dagli inizi, da quando è nata la passione per la pallacanestro: “Quando ero piccolo, i miei genitori volevano solo che provassi qualche sport. Provai il calcio ma non mi appassionò molto. Poi quando passai al basket scoppiò l’amore. Iniziai quando avevo 5 anni e poi da lì non mi sono più voltato indietro. La persona che mi ha fatto capire che potessi diventare un giocatore è stata Massimo Cavalli, l’allenatore che ho avuto sin dalla prima media e che ha annaffiato ulteriormente l’amore che avevo per il basket, portandomi così a sognare di poter diventare un giocatore”.
Poi Nicola ha parlato delle sue origini congolesi, trasmesse direttamente dai suoi genitori: “Sono stato solo una volta in Congo e non la ricordo perché ero molto piccolo, avevo solo 3 anni. Poi avendo anche impegni con le Nazionali giovanili non ho mai avuto tempo per tornarci, al contrario dei miei fratelli. Io sono fiero di essere italiano ma non rinnegherò mai il sangue congolese che mi scorre nelle vene. Sarà quindi sempre parte di me”.
Akele ha anche parlato del suo idolo d’infanzia, Marcus Goree: “Fu il giocatore che mi impressionò di più perché mi piaceva come dominava dentro l’area e perché aveva il mio stesso numero di maglia che ho utilizzato sempre prima di andare negli Stati Uniti, il 18. Andavo a vederlo dal vivo ai tempi di Treviso e mi impressionava davvero. Gli ruberei sicuramente il gioco in post-basso e la ferocia che ha a rimbalzo”.
Il resto della puntata, con anche interventi di uno dei suoi fratelli e di Matteo Imbrò, è disponibile su tutte le piattaforme di podcasting.
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