L’appello da Biella ai presidenti LNP: “Forse è giusto fermarsi”

Dalla società piemontese arriva un’appello alla discussione in merito all’opportunità di iniziare, o meno, la stagione 2020-21.

Gentili Presidenti,

desideriamo fornire un punto di vista che vuole essere uno spunto di riflessione in questo difficile momento che il nostro movimento sta vivendo.


La situazione attuale dell’attività sportiva alla luce dei nuovi decreti emanati è la seguente:


Per quanto concerne i settori giovanili l’attività (sia quelle relativa agli incontri sia quella relativa agli allenamenti) è sospesa già dal 24 Ottobre u.s. L’ultimo DPCM (3 novembre u.s.) ha disposto quanto meno sino al 5 dicembre p.v. la sospensione generale per gli sport di contatto;


Per quanto concerne l’attività Senior della Serie A2 e B rimangono possibili gli allenamenti "a porte chiuse" ma è stata eliminata la possibilità della presenza di pubblico agli incontri quanto meno sino al prossimo 5 dicembre. Prima dell’emanazione del decreto del 24 ottobre ci si stava con mille difficoltà muovendo per poter avere una deroga regionale per poter avere almeno il 15% di capienza. Possibilità ora non più concessa dal nuovo Decreto. Questo comporta un blocco totale degli incassi da biglietteria.


Al momento mancano del tutto i decreti attuativi circa il Credito di imposta del 50% per le sponsorizzazioni sportive (decreto del 08.08.2020) e ciò sta causando ritardi nella firma dei contratti dei principali sponsor (quelli maggiori dei 10.000 euro) che stanno attendendo per capire i termini dell’agevolazione. Questo comporta un rallentamento nell’incasso di tali sponsorizzazioni.


Al momento sono stati annunciati dallo Stato interventi di contribuzione a fondo perduto alle società sportive (50 milioni) ma è ben chiaro a tutti che i trasferimenti compensativi, anche qualora approvati, certamente non sarebbero di entità tale da poter compensare le minori entrate.


Vista la continua crescita della curva dei contagi, reputiamo, in maniera abbastanza realista, che nel breve termine sarà alquanto difficile poter disputare le partite a porte aperte anche con capienza ridotta.


L’attuale calendario con inizio dei campionati al 22 novembre porterebbe a disputare (sino alla fine dell’anno) 9 partite della stagione regolare (di cui 4-5 in casa) totalmente a porte chiuse con relativa perdita di incassi da biglietteria e relativa "svalutazione" relativa alla visibilità legata alle sponsorizzazioni.


In questi giorni sono stati emanati dalla Federazione i nuovi protocolli sanitari (sui quali non possiamo che essere in totale accordo) che aumentano ulteriormente la soglia di controllo introducendo (oltre al precedente obbligo di sierologico e doppio tampone molecolare prima della prima partita ufficiale di campionato) anche l’effettuazione di tamponi 48 ore prima di ogni incontro.


Da più parti e da più squadre trapelano notizie su contagi diffusi che in diversi casi hanno portato anche al rinvio di incontri ufficiali.


In tutto questo contesto si inserisce il lavoro giornaliero e costante di tutti gli addetti delle nostre società, allenatori, giocatori, preparatori, medici, dirigenti, personale vario e tanti volontari che in questo momento deve essere difeso, valorizzato e preservato.


Questi sono i momenti nei quali il nostro movimento deve farsi delle domande e soprattutto focalizzarsi sulle ragioni stesse della nostra attività.


Lo sport…..ha dimostrato di saper combattere le problematiche grazie a quei valori che gli sono storicamente propri (tra gli altri: eccellenza, trasparenza, fair play, spirito di squadra, solidarietà), dove la cultura sportiva è l’elemento fondamentale per permeare di etica i comportamenti dei singoli, delle squadre, delle associazioni. (Bilancio di responsabilità sociale 2017/2018 – relazione introduttiva del presidente federale Gianni Petrucci).


Etica è definita come la ricerca di ciò che è bene per l’uomo, di ciò che è giusto fare o non fare.


Viviamo in un momento storico nella quale le iniziative dei governi mirano a ridurre la circolazione di mezzi e persone all’interno dei territori, nell’intento di poter monitorare la situazione e ridurre i contagi, per consentire ai malati di poter ricevere cure adeguate alla stessa sopravvivenza.


Viviamo in un momento storico in cui gli operatori sanitari pubblici e privati faticano a svolgere il loro lavoro poiché il loro sforzo non basta a curare tutti i malati.


Cosa è giusto o non giusto fare, come uomini di sport etico, in questa situazione?


Mai come in questo momento la quotidianità della vita di tutti noi è stata profondamente mutata.

In questo preciso momento storico dobbiamo confrontare la nostra visione individuale con una dimensione civica e sociale più vasta, dovendo comprendere nei nostri comportamenti i doveri e le implicazioni che comporta il fatto di essere cittadini di una comunità nazionale.


Ci apprestiamo ad iniziare dei campionati senza pubblico, con uno scarsissimo seguito televisivo, facendo circolare per l’Italia tecnici, giocatori, medici, preparatori, addetti ai lavori aumentando sensibilmente il rischio di un loro contagio; occupiamo personale sanitario per l’effettuazione settimanale di tamponi, in un contesto ove il contagio di uno o più atleti può diventare condizione di vantaggio nella disputa degli incontri.


Ci apprestiamo ad iniziare dei campionati senza pubblico, contravvenendo a quanto deciso e dichiarato solo il 21 aprile scorso all’unanimità da tutte le società di Lega:


In attesa di indicazioni ed autorizzazione delle Autorità competenti per la ripresa degli allenamenti e della stagione, viene confermato all’unanimità che il campionato 2020/2021 dovrà svolgersi assolutamente a porte aperte. Subordinando la data di inizio a questa condizione, facendolo precedere eventualmente dallo svolgimento della Super Coppa per Serie A2 e Serie B.


Sulla base di questo (all’unanimità) tutti noi abbiamo assunto decisioni circa l’iscrizione al campionato ed abbiamo assunto obbligazioni con i nostri tesserati, sponsor, tifosi e con tutta la nostra comunità.


In questo momento, forse, è giusto fermarsi, partecipando attivamente e volontariamente a quel processo di rallentamento nella diffusione del contagio che il nostro governo sta cercando faticosamente di imporre.


Questo per ridurre la pericolosa curva di crescita dei contagi, auspicando che questo nostro comportamento, soprattutto di sensibilizzazione, unito all’effetto delle disposizioni governative attuali e future, possa ridurre la diffusione della malattia consentendoci, lentamente, di poter tornare ad una relativa normalità, magari lasciandoci disputare interamente la stagione, anche se con qualche mese di ritardo, così come già anche scelto per lo scorso campionato di calcio.


Dopo aver fatto volontariamente la nostra parte, sediamoci al tavolo delle istituzioni e cerchiamo di capire, tutti insieme, come tutelare prima di tutto i nostri collaboratori (che da questo sport "dilettantistico" traggono da vivere per loro e le loro famiglie), le nostre società e tutti coloro che giornalmente e volontariamente prestano la loro attività per mantenere in vita il nostro sport, affinché questa maledetta pandemia possa passare senza lasciare il deserto


Facciamolo per il mondo dello sport, per la professionalità dei nostri collaboratori, per la passione dei nostri tifosi e dei nostri sponsor e per la crescita dei nostri giovani atleti dei settori giovanili.


A presto e grazie per l’attenzione.


Il consiglio di amministrazione

Pallacanestro Biella


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