Nel pomeriggio americano di ieri è andata in scena un’infuocata conference call di circa 1 ora e 40 minuti che ha visto la partecipazione di 80 giocatori NBA, per discutere la possibilità di riprendere la stagione in un periodo di proteste sociali negli Stati Uniti.
A riportarlo è Shams Charania di The Athletic, che indica nella stella dei Brooklyn Nets Kyrie Irving il più “vocale” nell’idea di non riprendere la stagione come segno di protesta per le divisioni razziali negli Stati Uniti: “Non sostengo l’idea di andare a Orlando”, avrebbe detto Irving, “Basta col razzismo sistematico e le ca***te. Che vogliamo ammetterlo o meno, siamo presi di mira ogni giorno come uomini neri”.
Molto attivi anche i due giocatori dei Lakers Avery Bradley (“Dobbiamo giocare a scacchi, non a dama”, ha detto con una metafora) e Dwight Howard, che ha sottolineato come le partite sarebbero una distrazione per il paese dalle proteste attualmente in corso.
Carmelo Anthony dei Portland Trail Blazers ha ribadito l’importanza dell’essere uniti e del dare una voce ai giocatori più giovani, mentre Donovan Mitchell ha sottolineato i rischi relativi a possibili infortuni. Alla chiamata hanno preso parte anche Malcolm Brogdon, CJ McCollum, Joel Embiid, Justin Holiday, Spencer Dinwiddie, Harrison Barnes, Al-Farouq Aminu, Tobias Harris, Kyle Lowry, Mike Conley Jr., Zach Collins e Myles Turner, oltre al presidente della NBPA Chris Paul.
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