Dopo aver iniziato molto bene la sua avventura alla NutriBullet Treviso Basket, Justin Robinson è stato il protagonista della rubrica “5 domande a…”
Da quando sei arrivato alla Nutribullet Treviso, la squadra ha istantaneamente cambiato rotta conquistando due vittorie consecutive. Cosa significa per il gruppo essere usciti da un momento così difficile?
Stiamo cercando di rimanere positivi. Quando sono arrivato qui la squadra stava attraversando un momento difficile, perciò io ho cercato fin da subito di portare una nuova energia, un’energia positiva. Tuttavia abbiamo davanti una lunga stagione e quindi dobbiamo prendere tutto questo come se il campionato fosse appena iniziato.
Avevi già giocato in Italia con la maglia della Carpegna Prosciutto Pesaro, come ti sei sentito a ritornare a giocare in questo campionato? Hai avuto modo già di visitare la città di Treviso?
Amo davvero tantissimo l’Italia, mi sento molto felice ad esserci tornato. Il Paese in sé è bellissimo, il vostro cibo è buonissimo e l’ho sempre adorato; i tifosi anche sono fantastici, sempre caldi e rumorosi. Treviso è una gran bella città e sono onorato di poter essere qui adesso.
Hai avuto esperienza in Russia, Francia, Italia, Germania e Turchia. Quale di queste ti ha fatto crescere di più come giocatore e come uomo?
Sicuramente il mio primo anno da professionista quando sono andato a giocare in Russia. Senza ombra di dubbio quello è stato il momento. Ero solo un ragazzino appena uscito dal college, cercavo la mia vita lontano dagli Stati Uniti, ma è stato molto difficile separarmi da tutte quelle persone con cui sono cresciuto e che mi avevano visto crescere. Questo sicuramente mi ha fatto crescere e mi ha cambiato come persona. Per quanto riguardo l’aspetto cestistico, posso dire che ritrovarsi a giocare in una VTB League così ricca di talento è stato incredibile. Un campionato con squadre come il Khimki, il CSKA Mosca fresco vincitore dell’Eurolega, altre estremamente attrezzate come lo Zenit, l’Unics Kazan o il Lokomotiv Kuban, tutti grandissimi club. Fare un’esperienza del genere come rookie mi ha dato la possibilità di capire in fretta come funzionasse la pallacanestro europea.
Sappiamo che le persone ti chiamano “Scoop”. È un soprannome legato alla tua altezza o c’è un’altra storia dietro questo nomignolo?
In realtà il soprannome “Scoop” me lo ha dato il mio allenatore ai tempi del college. Eravamo soliti fare allenamento molto presto al mattino e lui voleva che fossi io a condurli, voleva che fossi io a condurre la palla tutto il tempo e andavo spesso al ferro facendo degli ‘scoop layup’ e da quel momento lì il mio coach ha iniziato a chiamarmi “Scoop” non smettendo mai più di farlo.
Sui tuoi account social ufficiali si nota l’incredibile legame tra te e tua moglie, così come il rapporto con la tua famiglia in generale. Com’è Justin Robinson fuori dal campo nel ruolo di marito e papà?
Quello che mostro sui social è esattamente ciò che sono quando ho il mio tempo libero fuori dal campo da gioco. Ho la fortuna di poter essere un padre ed un marito, questo per me significa il mondo. Tutto ciò che faccio, tutto ciò che ho voglia di fare è legato al mio bambino e a mia moglie. Lei è la mia migliore amica, la mia compagna di vita; lei è stata presente sempre, nei momenti di gioia e in quelli più difficili, perciò non avrei potuto chiedere di meglio come persona pronta ad accompagnarmi per il resto dei miei giorni e come persona con cui avere il mio primo figlio.
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