L’ex CEO di EuroLeague Jordi Bertomeu ha rilasciato una lunga intervista a Roberto De Ponti sul Corriere della Sera. Ecco cinque spunti.
SULLA FIBA
«La Fiba si è attivata solo perché dopo 25 anni ha la possibilità di cancellare Eurolega. Non deve fare nulla, solo aspettare e vedere che cosa succede. Non è la Fiba il problema».
SU EUROLEAGUE OGGI
«Non mi piace dirlo, ma è vero che negli ultimi 3 anni Eurolega ha avuto due Ceo, dopo 22 anni con uno soltanto. Così come è vero che non si capisce in che direzione stia andando Eurolega, ed è evidente a tutti che ci sono difficoltà interne fra i club».
SU NBA
«Nba ha sentito l’odore del sangue e ha visto l’opportunità di prendersi un vantaggio. La debolezza di Eurolega, la sua mancanza di progetti, ha fatto sì che ci fossero le condizioni perché qualcuno potesse subentrare. Solo 5 anni fa questo scenario non era pensabile».
«Altri rischi. Primo: non sono sicuro che tutte le squadre che oggi sono in Eurolega interessino alla Nba. Balcani, Grecia, Turchia: siamo sicuri di voler perdere la loro passione? Secondo: la Nba in Europa diventerebbe una lega di sviluppo per gli Stati Uniti. In Africa la Nba è sbarcata da qualche anno ma nessuno ne parla. Il movimento non è cresciuto, ma gli americani intanto controllano tutti i talenti del continente. E in Europa sarebbe lo stesso. I talenti europei vanno già nella Nba americana. Così come in tanti fanno il percorso contrario. E che gli mvp in America siano ormai sempre europei la dice lunga degli interessi di Nba sul nostro basket. Lo vogliono controllare»
SULLE FINAL FOUR NEGLI EMIRATI
«No. Precisiamo: non sono contrario a un’apertura ai mercati del Middle East, perché adesso tutti vanno in quella direzione, lì ci sono i soldi, ma guardate cosa fanno gli altri. Il calcio va a disputarci finali di tornei minori, Coppe o Supercoppe. Non ci giocano le finali del campionato. Portare lì le Final Four dell’Eurolega è molto rischioso: dal punto divista del business sarà molto positivo, ma la bellezza, il valore delle Final Four non è tanto il business quanto l’esperienza. Le Final Four sono una festa, i tifosi creano un’atmosfera unica, anche negli Stati Uniti ci guardano con ammirazione. Portare il momento decisivo della stagione molto lontano da dove sono i nostri tifosi, ovvero i nostri clienti, è rischioso».
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