James Harden, star dei Philadelphia 76ers, è uno di quei giocatori che limita al minimo indispensabile le interviste, ma quando parla non è mai banale.
Riprendiamo alcuni passaggi di una sua lunga chiacchierata con Yaron Weitzman.
Su quanto sia importante la sua ‘legacy’.
“So che verrò ricordato per quel che riguarda il basket. Quindi, ovviamente, mi interessa, ma so anche che la gente parlerà a prescindere. Mentre a me interessa vincere e le cose importanti, che contano sul serio. Non mi interessano le cose che non contano, che fanno notizia per 24 o 48 ore e poi spariscono. Sono una delle persone che hanno cambiato il basket. Onestamente, l’unica cosa che mi manca a questo punto è un titolo”.
Sul periodo con i Brooklyn Nets.
“Non intendo parlare male di nessuno o cose del genere. È solo che proprio non c’era una struttura, e anche le superstar hanno bisogno di una struttura. È questo che ci permette di essere i migliori giocatori e leader delle nostre rispettive organizzazioni.
Internamente a Brooklyn le cose non erano come mi aspettavo. Credo che ora tutti lo sappiano. Sapevo che la gente avrebbe parlato e detto: ‘Hai mollato’, ma poi l’estate successiva l’altra superstar ha chiesto di andarsene per gli stessi motivi. Quindi mi sono chiesto: Sono ancora io il ‘quitter’?”.
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