Si è tenuto ieri, giovedì 7 marzo, nella sede di Character, storico partner biancoblu l’incontro del progetto SEF – Sport Educazione e Formazione, promosso dalla Fondazione Sef Torres e giunto alla seconda edizione. Di fronte a una platea di ragazzi del settore giovanile della Torres e i ragazzi di under 14 e under 15 della Dinamo Academy, accompagnati da Paolo Merella, si è parlato del ruolo del capitano. Relatori speciali nell’incontro moderato dal presidente della Fondazione Sef Torre avv. Umberto Carboni Jack Devecchi, bandiera della Dinamo con le oltre 800 presenze e le 17 stagioni a Sassari e adesso direttore generale biancoblu, e Stefano Udassi, bandiera della Torres e attuale presidente rossoblu. Due grandi capitani, uomini di sport, che hanno interpretato al meglio il ruolo di capitano dentro e fuori dal campo.
“Sono particolarmente felice oggi di dare il benvenuto a tanti ragazzi – ha detto in apertura l’avvocato Carboni-, oggi uniamo i giovani della Torres a quelli della Dinamo in quello che speriamo possa essere il primo di una serie di iniziative di condivisione di valori, confronto e formazione”.
Prosegue: “Abbiamo iniziato questo cammino mesi fa, partendo dal tema del rispetto declinato in varie sfaccettature: ora ci concentriamo sul ruolo di capitano e per questo oggi ci sono due dei capitani storici di Sassari, sponda Torres e sponda Dinamo. Sono sicuro che oggi andrete via con tanti spunti: il capitano ha un ruolo importante, è il punto di riferimento all’interno dello spogliatoio. Saranno loro a dirci cosa un capitano deve e non deve essere”.
La parola dunque ai due protagonisti, a rompere il ghiaccio Stefano Udassi: ” Oggi è una giornata importante perché oltre condividere con voi l’ospitalità di Character, l’organizzazione della Fondazione sono felice di condividere questo incontro con un capitano che non è sardo di nascita ma ha interpretato il suo ruolo con grande rispetto ed efficacia, creando un eterno legame con la maglia che ha indossato, cui ha dato lustro con il suo comportamento e il suo carisma attraverso grande educazione e rispetto. Sono felice di avere al mio fianco jack, a cui sono legato da un profondo rapporto di stima e amicizia”.
Jack Devecchi: “grazie per queste parole, sono arrivato a Sassari nel 2006 quando la Dinamo lottava in A2 per non retrocedere. Da li c’è stata una crescita fino ad arrivare all’apice del triplete 2014-2015 con Supercoppa, Coppa Italia e Scudetto. Ho appeso le scarpe al chiodo giugno scorso iniziando subito il percorso come dirigente”.
Il dg biancoblu è entrato nel merito: “Parliamo del ruolo di capitano: una delle cose più importante prima di tutto è che essere capitano non vuole dire automaticamente essere leader della squadra. I ruoli possono coincidere ma non necessariamente: il capitano è colui che ha le redini dello spogliatoio, che media con lo staff tecnico, con la società, con i tifosi, con la città, con gli sponsor. È una figura chiave. Io ho avuto la fortuna di avere prima di me un grande capitano come Vanuzzo, per nove anni, che si era immedesimato in questo ruolo e mi ha dato le linee guida per diventare un buon capitano. Penso che il ruolo all’interno dello spogliatoio sia quello più importante, il capitano generalmente è quello che ha più esperienza, non necessariamente il giocatore più vecchio, ma deve essere grande che ha vissuto il campo le dinamiche interne al club. Il capitano deve essere l’esempio per i suoi compagni di squadra, quello che insegna cosa vuol dire rispetto per tutte le componenti, mister o allenatori, compagni, società, per la maglia. Rispettare la maglia è fondamentale, per qualsiasi atleta”.
L’intervento di Udassi: “il capitano è il simbolo, rappresenta la stella polare di un gruppo, e secondo me è fondamentale soprattutto nei momenti di difficoltà. Gestisce i rapporti con la città, con i tifosi soprattutto quando le cose non vanno bene. Con il suo atteggiamento deve dare come diceva Jack l’esempio, dando segnali di grande equilibrio ed educazione soprattutto quando magari uno stadio o un palazzetto è gremito e ti fischia. Penso che questo sia uno degli step più importanti per l’uomo e l’atleta: capire quanto sia importante il linguaggio del corpo nei momenti di difficoltà ed essere di esempio per i compagni”.
I due hanno tratteggiato similitudini e differenze anche tra i due sport: “Nel basket siamo sicuramente meno, ma ci si ritrova a gestire uno spogliatoio composto al 50% da italiani e al 50% da stranieri _ spiega Devecchi_ : questo significa mediare tra culture, lingue, abitudini diverse e richiede un lavoro più profondo. Sicuramente la cosa fondamentale e lo è stato negli anni in Dinamo è avere sempre un atteggiamento positivo e far capire a chi arriva magari da America, Africa o Europa dove sono arrivati”.
I due si sono confrontati anche incalzati dalle domande dei ragazzi e degli addetti ai lavori in un interessante e proficuo incontro tra le due principali realtà sportive cittadine. Una serata di crescita e di input per i tanti ragazzi presenti, adulti e (chissà!) capitani del futuro.
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