Il rilancio del basket italiano passa anche per le squadre B. Messina conferma

Il rilancio del basket italiano passa anche per le squadre B. Messina conferma

Lo sviluppo della pallacanestro italiana, il rilancio della stessa con un aumento del panorama di talenti. Tra le varie strade, le squadre B

Lo sviluppo della pallacanestro italiana, il rilancio della stessa con un aumento del panorama di talenti. Tra le varie strade, da alcune settimane in FIP si parla del progetto “squadre B”.

L’esempio è il calcio, che nella stagione già avviata, dopo Juventus e Atalanta, ha anche il Milan con la sua Under 23 in Serie C. Da quelle parti il progetto, a livello di numeri, è andato a rilento, ma bianconeri e bergamaschi da tempo ne lodano l’introduzione, anche in sede di mercato in uscita (reperimento fondi per la prima squadra).

Nel basket il tema era stato sollevato da Michele Catalani, responsabile del settore giovanile di Olimpia Milano, che nella scorsa stagione ha vinto tutto.

«Io vedo che tutti i club di Eurolega hanno una seconda squadra. In Italia abbiamo un ostacolo, impossibilità per un club di avere due squadre in campionati di alto livello.

Dunque per ora bisogna trovare collaborazioni più dirette possibili, fornendo piuttosto strumenti, allenatore compreso, per seguire il percorso dei ragazzi che lasciano il settore giovanile, altrimenti le società che ingaggiano i ragazzi possono avere durante l’anno altre esigenze. Se cinque sei club di Serie A potessero avere la società satellite sarebbe più facile». Questa dichiarazione fu raccolta da Piero Guerrini di Tuttosport.

Era il mese di maggio, qualcosa, almeno in casa Olimpia Milano, si è mosso. Nella stagione al via l’Under 19, la squadra che ha strabiliato in NextGen LBA conquistando anche lo Scudetto e uno splendido cammino nell’Adidas NextGen di EuroLeague, sarà impiegata in B Interregionale con Oleggio Magic Basket.

Nel corso della conferenza stampa di giovedì pomeriggio al Forum, Ettore Messina ha commentato così la scelta del (suo) club: «Creare una competizione tra i 18 e i 21 anni è fondamentale. Le nostre nazionali giovanili, ma anche a livello di club fino a 18 anni, sono competitive, ma manca la fase che completa la formazione di un giocatore.

A 18 anni devi essere già molto forte per giocare contro uno straniero o portare via il posto ad un veterano, anche in A2. Per questo dico che la possibilità di avere la seconda squadra, che non è un’idea nuova, sia un atto di lungimiranza da parte della Federazione di cui i club dovrebbero approfittare».

Un concetto espresso tempo fa al QS anche da Marco Crespi, responsabile dell’Academy di Aquila Trento: «Guardiamo i risultati delle nostre nazionali giovanili. Under 17 e Under 16 hanno ottenuto ottimi risultati. Questo perché sino a quell’età, evidentemente, si sviluppa nella maniera corretta, poi nell’ultimo passaggio sino alle prime squadre qualcosa viene a mancare.

Oggi i campionati Eccellenza sono troppo numerosi, e faccio anche un esempio: in Spagna e Germania si possono introdurre più giocatori stranieri che, alla lunga, possono essere considerati “atleti di formazione” e quindi utilizzati anche dalle nazionali. Oggi come oggi si sta lavorando al progetto squadre B, mi chiedo se una soluzione intelligente non possa essere anche una Junior League».

Per Juniore League Marco Crespi intende una competizione tra giovanili che segua il calendario delle prime squadre.

Il rilancio della pallacanestro italiana passa anche per una strutturazione diversa del settore giovanile, soprattutto al suo ultimo stadio, prologo del salto nelle prime squadre. Parte di un quadro più ampio, ma da qualcosa bisogna pur partire.