Ventitreesima giornata di Serie A alle spalle. Quella che certifica con largo anticipo Amedeo Della Valle mvp stagionale, e non solo.
Le crisi di Trieste e Cremona
Non che Trento stia meglio, anzi, ma i temi caldi arrivano da Allianz e Vanoli. Due società che potrebbero cambiare guida tecnica in queste ore. Con storie simili, ma classifiche ben differenti.
Trieste è alla sesta sconfitta in fila, ha sei punti di vantaggio sulla zona retrocessione, si ritrova in un vicolo cieco dopo l’addio del Lobito.
Una perdita pesante, era noto, tanto da spingere il club ad un cambio di format e a un notevole impegno economico. Forse proprio per questo, oggi, Ty-shon Alexander si ritrova esposto ad un eccessivo mulinare di critiche, verbali e d’inchiostro.
Il volto di Ciani, ieri in sala stampa, e le sue parole, aprono a sinistre ipotesi di conclusione. Non sarà una scelta comunque semplice per la società, che sul tecnico friulano ha investito giustificata fiducia, dall’anno di “apprendistato” al fianco di Dalmasson al contratto con scadenza 2023.
E’ lo stesso peso emozionale che grava sulla Vanoli Cremona, che Paolo Galbiati lo ha rinnovato al 2023 dopo la straordinaria (non eccellente, straordinaria) stagione passata. Tuttavia, il giovane allenatore brianzolo non ha nascosto il proprio imbarazzo di fronte ad un approccio, quello di ieri a Brindisi, che va oltre il risultato finale, perchè vanifica il lavoro di una settimana. Se non di più.
La Germani Brescia
Sono undici vittorie in fila, con tanto di “scalpo” Olimpia, unica a fermare, non una ma due volte, la meravigliosa macchina di Alessandro Magro.
Questa Germani è dunque da Scudetto? Ha un roster abbastanza profondo per non essere in una competizione europea, ha la miglior coppia di esterni del campionato, un gruppo di lunghi “operai” con discreta mano, e dopo aver risposto presente alla gara da “dentro fuori” (in Coppa Italia), ora dovrà dimostrare di reggere una serie di impegni ravvicinati.
Una cosa è certa, che tocchi a Milano o Bologna, sarà una pessima cliente. In semifinale, o dopo. Perché con il ritorno al 100% di affluenza, avrà anche un grande popolo alle spalle.
Il duello a distanza Olimpia-Virtus
Milano che cade con Brescia, ma non deve essere un ko ad alzare sinistri pensieri. Il cammino conta, sempre, una stagione regolare non si può banalizzare. Detto questo, parliamo della prima della classe, che al primo esame italico stagionale, la Coppa Italia, ha risposto presente. Vincendo, e convincendo. Le altre partono, e partiranno, dietro.
Il dubbio lecito, per chi osserva, è la progressiva perdita di lucidità negli atti culminanti del match da parte degli uomini di Ettore Messina: lo si è visto con il Panathinaikos, quindi con il Real, infine ieri al PalaLeonessa.
E la Virtus? Vive con Venezia il naturale sali-scendi dello sport in Italia. Dal potenziale dramma sportivo di un secondo, netto ko dopo il match con il Cedevita. Al rilancio entusiasta di chi riprende i rivali in vetta alla classifica.
Restano i fatti. Un 21-0 non è mai episodico o casuale, ma necessita di un seguito, peraltro più diffuso sui 40’ di gioco, per non essere considerato tale. Al tempo stesso, merita attenzione la ricostruzione gerarchica di Sergio Scariolo.
La Vu rimonta e vince senza dipendere troppo da Milos Teodosic, chiedendo 60’ a Hackett e Shengelia e lasciando in panchina Mannion e Alibegovic. Una missione dall’esito tutt’altro che scontato, ma che conferma le ambizioni di chi ha vinto, e vuole continuare a vincere.
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