Houston Rockets, una stagione decisiva per il progetto guidato da Stone e Udoka

I giovani Rockets pronti alla seconda stagione con coach Udoka

Sembra proprio sia durato meno del previsto il periodo di rebuilding degli Houston Rockets dopo la separazione da James Harden, dato che il team texano è considerato dagli osservatori uno tra i più intriganti nella prossima stagione NBA.

Decisivo il mix tra i giovani talenti scelti nei vari Draft NBA e l’arrivo dalla Free Agency di due veterani esperti come Fred Van Vleet e Dillon Brooks.

Coach Udoka ha fatto il resto, guidando i Rockets a 41 vittorie nella sua prima annata in panchina.

I vari Jalen Green, Alperen Sengun e Jabari Smith Jr. in primis, ma anche i rookies Amen Thompson e Cam Whitemore, sono riusciti a portare il proprio mattone senza intaccare la leadership del duo VanVleet-Brooks.

Il mix ha prodotto miglioramenti significativi, soprattutto in difesa, dove i Rockets sono saliti fino al decimo posto nella lega con 112.8 punti subiti per 100 possessi.

Oltre alla crescita difensiva, la squadra ha registrato progressi notevoli anche nel volume dei tiri da tre punti, una delle principali debolezze nella stagione precedente, e nelle palle perse.

Grazie a contratti strategici come quello di VanVleet, che prevede una team option per il terzo anno, Houston potrebbe liberare tanto spazio salariale per la prossima Free Agency. Anche al capitolo asset il GM Rafael Stone, da buon discepolo di Daryl Morey, nel tempo è riuscito ad accumulare scelte e/o giocatori per inserirsi in qualsiasi trattativa.

Uno dei principali interrogativi per il futuro riguarda le estensioni contrattuali di Jalen Green e Alperen Sengun. Entrambi saranno restricted free agents la prossima estate, e il Front Office dovrà decidere se rinnovarli subito o aspettare, come fatto ad esempio dai 76ers con Tyrese Maxey, per sfruttare al meglio lo spazio salariale.

Da seguire con interesse entrambe le situazioni, dato che sia la guardia che il talentuoso big man turco non hanno mostrato il rendimento del classico ‘max player’, ed allo stesso tempo entrambi potrebbero riscuotere interesse in giro per la lega in eventuali trade.

Il finale di regular season ha rilanciato le quotazioni di Green, complice anche l’indisponibilità proprio di Sengun.

Udoka ha spostato Thompson nello starting five, utilizzando il suo incredibile atletismo  in un assetto da corsa, in grado di aggredire e cambiare su ogni blocco (+7.3 di net rating post ASG con lui in campo, concedendo appena 107 punti per 100 possessi, dato superiore a quello della migliore difesa NBA, oltre che di gran lunga il migliore del team).

Con l’area libera Green è riuscito a trovare un miglior equilibrio tra penetrazioni e jumper da media e lunga distanza, risultando più efficiente (22.8 punti, 5.9 rimbalzi e 3.9 assist, 44% FG, 37% 3P, 81% FT dopo l’ASG, numeri decisamente migliori rispetto a quelli della prima parte di stagione).

Questo però non significa che i Rockets debbano rinunciare a Sengun, che rimane un giocatore super. Non esistono tanti centri di 22 anni con la sua versatilità offensiva, il gioco in post ma anche la capacità di dirigere le operazioni con handoffs e uscendo dall’area.

Uno dei pochissimi giocatori (l’unico?) paragonabili a Nikola Jokic, atteso da stagioni fondamentali per la sua crescita soprattutto nella metà campo difensiva.

Nel futuro dei Rockets potrebbe non esserci spazio per uno tra lui e Green, anche per favorire la crescita degli altri teenagers in rampa di lancio. Oltre a Thompson, anche Whitemore ha mostrato notevoli lampi di talento come scorer, Smith Jr è un all-around che continua a migliorare, e c’è anche Eason che preme per tornare in campo dopo l’infortunio.

Siamo certi che grazie alla sapiente guida di Udoka dalla panchina, e quella di Stone dalla scrivania, i Rockets non lasceranno nulla di intentato per massimizzare il notevole potenziale del gruppo.