House vs. NCAA: il caso che potrebbe rivoluzionare lo sport universitario

House vs. NCAA: il caso che potrebbe rivoluzionare lo sport universitario

L'attuale modello NIL potrebbe subire un cambiamento radicale con l'approvazione dell'accordo nella causa House vs. NCAA

L’attuale modello NIL potrebbe subire un cambiamento radicale con l’approvazione dell’accordo nella causa House vs. NCAA, la cui udienza finale è prevista per il 7 aprile. Se il tribunale darà il via libera, le università della Division I potranno condividere direttamente i loro ricavi con gli atleti, segnando un passaggio storico verso la professionalizzazione dello sport collegiale.

La causa prende il nome da Grant House, ex giocatore di football di Arizona State, che nel 2020 ha avviato un’azione legale contro la NCAA, contestando le restrizioni imposte agli atleti universitari sulla monetizzazione della propria immagine. Secondo House, queste limitazioni violavano le leggi antitrust e privavano gli studenti-atleti di compensi equi per il loro contributo economico allo sport universitario. La class action, estesa anche alla ex giocatrice di basket Sedona Prince, ha portato a un accordo preliminare da 2,78 miliardi di dollari, che ora attende l’approvazione definitiva.

Questo nuovo sistema andrebbe oltre il NIL, che consente agli atleti di monetizzare il proprio nome e immagine grazie a sponsorizzazioni esterne, ma senza ricevere compensi diretti dagli atenei. Con il revenue sharing, invece, le scuole destineranno una parte dei loro introiti (provenienti da diritti TV, biglietti e merchandising) ai giocatori, trasformando di fatto il rapporto tra atleti e università. Resta da vedere se il NIL coesisterà con questo nuovo modello o verrà progressivamente superato.

Il principio alla base è chiaro: chi investe di più avrà maggiori benefici. Mick Cronin, coach di UCLA, ha richiamato un concetto già espresso dal leggendario John Wooden, sottolineando come i programmi che fanno investimenti – come le università della SEC e altre realtà ambiziose – siano quelli destinati a raccogliere i migliori risultati. Se l’accordo verrà approvato, il reclutamento degli atleti cambierà profondamente: le scuole più ricche potranno attrarre i migliori talenti non solo con strutture d’élite, ma anche con compensi diretti, aumentando il divario tra i programmi più potenti e quelli meno finanziati.

La sentenza del 7 aprile potrebbe segnare l’inizio di una nuova era per la NCAA, con uno scenario ancora da definire ma con un impatto potenzialmente rivoluzionario sul futuro degli sport universitari.